11 settembre 2018

11 Settembre 2018

Il traditore

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Il commento

Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici […] Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea…” (6,13-14). L’evangelista riporta i nomi degli apostoli, uno per uno. Questo elenco è stata custodito con estrema cura perché i Dodici sono i testimoni qualificati di quella Parola che risuona lungo i secoli. La Chiesa non è un’anonima aggregazione di persone, scorrendo la lista e nominando uno per uno i Dodici, abbiamo l’impressione di avere davanti agli occhi il volto di questi discepoli privilegiati e il carisma che ciascuno di loro ha ricevuto. È bello sottolineare la singolarità della persona, riconoscere i doni che Dio ha dato a ciascuno. La Chiesa è fatta di persone, ciascuna con la sua storia. In piena sintonia con gli altri evangelisti, la lista comincia con Pietro e termina con Giuda. Oggi vorrei soffermarmi su quest’ultimo apostolo la cui vicenda drammatica ha molto da dire, soprattutto in questo tempo in cui tanti Pastori, invece di essere luce, gettano ombre pesanti sulla vita della Chiesa.

L’evangelista lo presenta così: “Giuda Iscariota che divenne [egéneto] il traditore” (6, 16). C’è una leggera ma sostanziale differenza rispetto alla traduzione precedente: “che fu il traditore”. Il verbo essere fa pensare che Giuda fin dall’inizio abbia in cuore di tradirlo. Quando Gesù l’ha chiamato Giuda non era un angelo ma un uomo pieno di difetti, come tutti gli altri. Se accetta la chiamata e lo segue, vuol dire che era affascinato da Gesù. Durante il cammino ha progressivamente perso l’iniziale fiducia, forse attendeva altro e/o non poteva accettare l’annuncio della croce. Si attua così un graduale distacco, fino al punto da arrivare al tradimento. In greco troviamo il verbo divenire. Nessuno nasce già traditore, tutti abbiamo la responsabilità di scrivere una pagina di storia. Possiamo farlo come umili discepoli che si fidano e camminano sulle orme di Gesù o come liberi professionisti che pensano di poter decidere tempi e modalità in totale autonomia. Oggi chiediamo la grazia della più rigorosa fedeltà per non correre invano.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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