
Una strada troppo ripida
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,20-26)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Il commento
“Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio” (6,20). Quella delle beatitudini è una pagina seducente e sconcertante, una proposta lontanissima dal nostro modo di pensare. Facciamo fatica a seguire Gesù su questa strada troppo ripida per i nostri gusti. La vita non è semplice, lo sappiamo, e ci sforziamo di accettare la fatica e le difficoltà. Ma questo Vangelo non chiede solo di accettare la povertà ma di restare poveri; non solo avverte che ci sono situazioni in cui è inevitabile versare lacrime ma dichiara beati proprio quelli che piangono; non si contenta di dirci che incontreremo una tenace opposizione ma invita a ringraziare Dio proprio quando riceveremo disprezzo e persecuzioni… In poche parole, Gesù dichiara beati quelli che ai nostri occhi sono disgraziati. Egli propone un ideale esattamente contrario a quello che noi cerchiamo di avere e di conquistare. Noi vogliamo ricevere stima e considerazione dalla gente. Nessuno vuole sperimentare la fame e la precarietà, anzi tutti fanno a gara per raggiungere la necessaria stabilità materiale. Siamo molto lontani dal Vangelo, facciamo fatica ad entrare nella logica delle beatitudini.
Con un linguaggio affascinante e provocatorio, il Signore Gesù insegna che persone e cose non devono mai diventare un assoluto che si sostituisce Dio, l’unico Bene desiderabile e necessario. Chi vive di Dio, si accontenta dell’essenziale, non ha bisogno di riempire la vita di cose che saziano la carne e soffocano il cuore. Dobbiamo riconoscere invece che non poche volte l’uomo ripone la sua gioia nei beni materiali e finisce per chiudersi in essi, senza più cercare Colui che è all’origine di ogni cosa. Ci fermiamo alle cose o diventiamo prigionieri degli affetti. Quante volte sostiamo stupiti nel contemplare la bellezza del creato e dimentichiamo il Creatore, non sappiamo più dire: “Laudato sì, mi’ Signore”. Oggi chiediamo la grazia di vivere ogni gioia terrena, anche quella più piccola, come un dono che viene da Dio e conduce a Dio.
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