
La veste dei figli
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,36-50)
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Il commento
“Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città…” (7,37). La scena si svolge a Cafarnao, nella casa di Simone, il fariseo. Il Vangelo non lo dice esplicitamente ma tutto il contesto mostra che Gesù si trova in un ambiente che conosce e dove è conosciuto. Il protagonista è sempre Lui, l’evangelista lo presenta come il vero profeta, colui che rivela il volto misericordioso di Dio. Ma la scena è occupata da una donna conosciuta da tutti come una peccatrice. Una donna ricercata e nello stesso tempo evitata. Una donna da usare come uno straccio. Quel giorno, senza curarsi degli sguardi e dei giudizi, la donna entra con decisione (che senza dubbio avrà sorpreso tutti i presenti) nella casa di Simone e si getta ai piedi di Gesù. Che cosa spinge la donna a fare questo? Lei non ha sentito il Battista gridare: “Ecco l’Agnello di Dio” (Gv 1,29). Non era presente quando Pietro, stando in ginocchio, diceva a Gesù: “Allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8). Ma forse avrà sentito qualcuno raccontare del centurione, un pagano che aveva chiesto e ottenuto la guarigione del servo. Certamente sapeva che tra i discepoli di Gesù c’era un pubblicano. Qualche volta, nascosta in mezzo alla folla, aveva ascoltato Gesù. Il Dio che annunciava era diverso da quello che presentavano i rabbini. Era un Dio che voleva guarire le ferite, anche quelle più nascoste. Un Dio sempre pronto ad accogliere e abbracciare i suoi figli. Un Dio mai stanco di amare. Un Dio che non gode della morte del peccatore, come già annunciava il profeta Ezechiele, perché ama dare la vita (Ez 18,32). A tutti e sempre. Quelle parole avevano fatto breccia nel suo cuore, seminando una speranza fino ad allora sconosciuta. Quelle parole sono penetrate in lei come una lama affilata che ferisce e risana (Eb 12,4): da un lato le ricordavano il peccato e dall’altro lasciavano entrare la luce. L’amore non gode della condanna ma vuole trasformare il male in bene. Sospinta da questa intuizione, la donna si getta ai piedi di Gesù. E riceve una veste nuova e una nuova dignità, quella dei figli perdonati.
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