
Doppia sfida
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,18-21)
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Il commento
“Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (8,21). Si tratta di un passaggio breve ma nient’affatto marginale, in pochi versetti viene chiaramente delineata l’identità della Chiesa, presentata come una comunità che accoglie e vive la sfida della relazione. Gesù definisce i discepoli con gli appellativi che usiamo per le relazione fondamentali della vita: madre e fratelli. Egli chiede perciò di fare della Chiesa una vera famiglia che si nutre della Parola e s’impegna a costruire legami segnati sa una sincera affettività. La Chiesa non è un’associazione che ha un progetto comune da realizzare ma una comunità composta di persone che, accogliendo Gesù come l’unico Maestro e riconoscendosi figli dello stesso Padre, s’impegnano a vivere come fratelli. Tutto questo non solo non esautora il ruolo della famiglia ma lo esalta maggiormente perché fa comprendere che il rinnovamento del mondo passa attraverso un nuovo modo di vivere la relazione. Non potrà esserci alcun aggiornamento della vita ecclesiale, nessuna riforma è possibile se manca la disponibilità e la capacità di costruire relazioni umane che non sono affidate all’istintiva simpatia ma nascono dalla fede e si misurano costantemente con il Vangelo. Nelle parole di Gesù intravediamo una doppia sfida: da una parte la Chiesa chiamata ad essere una famiglia; e dall’altra la famiglia, chiamata diventare chiesa domestica. A partire dalla grazia che lo Spirito riversa nella Chiesa, anche la famiglia rinasce “dall’acqua e dallo Spirito” (Gv 3,5), assume una nuova identità. La grazia rafforza l’amore coniugale e fa della casa un avamposto missionario, cioè “uno spazio in cui il vangelo è trasmesso e da cui il vangelo si irradia”, come scriveva Paolo VI (Evangelii nuntiandi, n. 71). Una famiglia che ascolta e accoglie la Parola, semina il Vangelo nella vita quotidiana. Non basta portare la gente in chiesa, occorre anche portare il Vangelo nelle case. Una doppia sfida che oggi appare sempre più indispensabile e decisiva.
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