
Immagine scandalosa
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Il commento
“Imparate da me, che sono mite e umile di cuore [tapeinòs tē kardía]” (11,29). L’evangelista presenta Gesù come “umile di cuore”. Il vocabolo tapeinòs può anche essere tradotto con piccolo, il verbo corrispondente [tapeinoō] significa appunto abbassarsi nel senso di farsi piccoli (Mt 18,4). Paolo usa lo stesso verbo per indicare l’annientamento della croce: “umiliò [etapeínōsen] se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (2, 7-8). Anche Gesù dunque si è abbassato, è diventato piccolo, fino al punto da essere disprezzato come un malfattore. Un’immagine scandalosa per i nostri gusti: il nostro Dio non resta confinato nei Cieli eterei, dove tutto è vestito di purezza, non ha paura di perdere la sua grandezza. Così facendo, egli svela un segreto che l’uomo non può conoscere con la sua intelligenza: la vera grandezza si manifesta proprio nella piccolezza. Gesù “svela pienamente l’uomo all’uomo” (Gaudium et spes, 22). La piccolezza è una qualità sempre più rara ai nostri giorni, viene facilmente confusa con sottomissione o debolezza. Tutti vogliono diventare grandi, acquisire autonomia e potere. Teresa invece ha sposato la piccolezza proprio per essere sempre più conforme a Gesù. Nella sua ultima poesia si rivolge così alla Vergine Maria: “Madre amata, io nella mia piccolezza / come te possiedo in me l’Onnipotente. / Ma perché son debole io non mi turbo: / i tesori della madre vanno ai figli / e io son figlia tua, diletta Madre. / Mie sono le tue virtù, mio è il tuo Amore! / E quando in cuore mi scende l’Ostia bianca, / di riposar in te crede Gesù Agnello!” (P 54, 5).
All’ingresso della maestosa basilica di Lisieux, dedicata a santa Teresa, in alto sul grande portale, troviamo a lettere cubitali questo versetto evangelico: “chi si esalta sarà abbassato e chi si fa piccolo sarà esaltato” (Lc 18,14). In queste parole troviamo un’efficace sintesi della parabola teresiana: proprio lei, che ha scelto la piccolezza, ha ricevuto gli onori riservati ai grandi santi. A chi dona tutto, il Signore dona molto di più…
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