5 ottobre 2018

5 Ottobre 2018

Guai a te

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,13-16)
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

Il commento

Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida!” (10,13). A chi rivolge Gesù parole così severe? L’evangelista Matteo le inserisce in una sezione in cui ha raccolto le perplessità del Battista e la diffidenza della gente (11, 20-24). In quel contesto esprimono l’amarezza e il rimprovero del Rabbì dinanzi ad una chiusura ostinata e incomprensibile dei suoi interlocutori. Luca, invece, scrive queste parole al termine del mandato missionario (10, 1-12), fanno parte delle raccomandazioni che Gesù consegna ai discepoli prima di inviarli a portare la buona notizia. In questo caso, anche se formalmente Gesù parla alle città della Galilea, il duro rimprovero viene consegnato ai discepoli come un ammonimento: da una parte li prepara al rifiuto e dall’altra li invita a non rinunciare al loro impegno, anzi fa loro comprendere che proprio dall’annuncio dipende la felicità e la salvezza eterna di chi ascolta. Queste parole rappresentano per tutti un forte richiamo alla responsabilità. La libertà è la caratteristica che fa dell’uomo la creatura più alta in quest’universo, perché la libertà è il segno dell’immagine divina. Ma proprio ciò che abbiamo di più grande e di più caro è anche un elemento di responsabilità, proprio perché liberi dobbiamo rendere ragione delle nostre azioni e abbiamo dunque il dovere di pesare le scelte sapendo che nessuna di esse è neutrale. Ogni scelta ci aiuta ad avanzare verso il bene oppure, quando non risponde alle attese di Dio, ci fa diventare complici del male. Gesù non dice queste parole con l’indifferenza di un giudice che emette la sentenza ma con l’amore di chi vuole dare la vita. Rimprovera severamente perché vuole scuotere dall’apatia. Le sue non sono parole di chi dall’alto di un seggio condanna ma di chi desidera veramente la salvezza di tutti. Richiama con durezza quelle persone o quelle città in cui il passaggio di Dio è accolto con placida indifferenza. Oggi preghiamo per i Vescovi perché abbiamo il coraggio di usare parole forti quando è in gioco la salvezza eterna.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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