
L’amore si ripara
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Il commento
“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (10,9). Siamo nella parte finale del ministero pubblico. L’evangelista raccoglie alcuni episodi che mettono in luce la bellezza, il valore e le esigenze della sequela. “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso”, aveva detto Gesù. Questa parola ora trova piena applicazione. La prima scena – non è certo casuale – riguarda la famiglia. Anche gli sposi sono chiamati alla sequela e non si prevedono sconti. La proposta del Vangelo chiama tutti alla santità. Se accettiamo la sfida, non possiamo poi lamentarci se il cammino si fa più esigente. È l’unico passo del Vangelo in cui si parla esplicitamente del matrimonio ma ci sono tanti altri brani in cui si parla dell’amore. Se Gesù invita a fare dell’amore l’essenziale regola di vita, fino al punto da amare anche i nemici, come possiamo pensare che sia meno esigente con gli sposi? La parola che Gesù consegna ai discepolo ha un valore vincolante: “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (10,9). Il soggetto della frase è Dio, è Lui che unisce l’uomo e la donna in un’avventura che abbraccia tutta la vita. La vicenda narrata dalla Genesi (Gen 2, 18-24) ha un valore esemplare: come fu Dio a dare Eva ad Adamo, così è Dio a dare ad ogni uomo la sua donna. Il patto nuziale unisce i due coniugi in un destino comune.
Il matrimonio non è un’allegra passeggiata ma un’esperienza faticosa ed esigente. L’unità si costruisce giorno per giorno. Ho letto da qualche parte quest’esperienza. Una coppia festeggia le nozze d’oro. A chi chiede come hanno fatto a stare insieme tanti anni, rispondono semplicemente: “Ai nostri tempi, quando una cosa si rompeva, non veniva buttata, ma riparata”. Non rassegnarsi al fallimento, non chiudersi nella delusione, saper ricominciare. E quando, nonostante tutti gli sforzi, sperimentiamo un muro … non resta che amare. In fondo, non ha fatto così Gesù quando si è scontrato con il rifiuto della sua gente? Non si è lasciato crocifiggere per amore? Oggi chiediamo che l’Amore di Gesù diventi la fonte e la misura della comunione coniugale.
Nessun commento per “L’amore si ripara”