Gender

Gender: bomba atomica o problema inesistente?

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di Gianfranco Amato

Che cos’è il gender? Cosa nasconde? Resta davvero singolare il fatto che in Italia la confusione sul concetto della teoria gender regni sovrana soprattutto nel cosiddetto mondo cattolico.

Nonostante l’invasiva propaganda diffusa attraverso ogni mezzo di comunicazione (tv, cinema, rotocalchi, internet) la cosiddetta teoria gender resta ancora un concetto sconosciuto ai più. Anzi, direi che esiste molta confusione a riguardo. Qualcuno, infatti, confonde la teoria gender con l’educazione sessuale. Altri la confondono con la parità di genere tra uomo e donna. Altri ancora la confondono con l’omosessualità. In realtà non è nessuna di queste tre cose.

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Di che si tratta quindi? È semplicemente l’idea per cui un individuo non è uomo o donna in base a come è strutturato fisicamente, biologicamente, sessualmente, cromosomicamente, ma in base a come si sente al momento. Ciò che conta non è l’evidenza oggettiva ma la percezione soggettiva. Judith Butler, filosofa post-strutturalista americana che insegna all’università di Berkeley, è la più intelligente, e quindi la più pericolosa, esponente della teoria gender. Lei ha coniato il termine “genere performativo”, per indicare il concetto che è il comportamento di una persona a determinare il suo genere, per cui uno è uomo o donna, maschio o femmina, a seconda di come si comporta, si veste, si atteggia. Il suo libro Fare e disfare il genere, – che rappresenta la “bibbia” degli esponenti della teoria gender – si sta diffondendo in Italia anche negli ambienti accademici, e sono sempre più numerosi i corsi monografici organizzati nelle università del nostro Paese sulle teorie della Butler.

In lingua italiana il concetto di gender viene tradotto con l’espressione identità di genere. È interessante il fatto che un documento del governo italiano, intitolato Linee guida per una comunicazione rispettosa delle persone LGBT, definisca tale espressione come “il senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categorie sociali e culturali di uomo e donna, ovvero ciò che permette a un individuo di dire: “Io sono un uomo, io sono una donna”, indipendentemente dal sesso anatomico”. E questa sensazione può mutare nel tempo. L’Office of BLGTQ Student Life della prestigiosa Università di Harvard ha emanato un documento intitolato Get the facts about gender diversity, in cui precisa che l’identità di genere “can change from day to day” (può cambiare di giorno in giorno”) e che opporsi a tale idea significa integrare una odiosa forma di “systemic violence”.

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Resta davvero singolare il fatto che in Italia la confusione sul concetto della teoria gender regni sovrana soprattutto nel cosiddetto mondo cattolico. Dico questo perché lo stesso papa Francesco non ha perso occasione per denunciare l’insidiosa e devastante pericolosità di questa teoria, oggi trasformatasi in ideologia. L’ha definita addirittura una “bomba atomica” nel libro Questa economia uccide, e “uno sbaglio della mente umana che crea tanta confusione” parlando ai giovani di Napoli il 21 marzo 2015, nonché “una colonizzazione ideologica che avvelena l’anima e la famiglia” nel suo discorso di apertura del convegno ecclesiale della diocesi di Roma, tenuto in piazza San Pietro il 14 giugno 2015. Parlando, poi, ai vescovi polacchi il 27 luglio 2016, nell’ambito della Giornata Mondiale della Gioventù, Francesco ha usato parole inequivocabili: “In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche. E una di queste, lo dico chiaramente con “nome e cognome”, è il gender! Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo? Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti. E questo è terribile!”.

L’ultima occasione in cui il Papa ha denunciato la pericolosità della ideologia gender è stato durante il suo viaggio in Georgia tenutosi nell’ottobre 2016, dove, dopo aver parlato di “gender come guerra mondiale contro la famiglia”, ha spiegato ai giornalisti che il suo attacco riguarda proprio quella “cattiveria data dall’indottrinamento del gender nelle scuole”. Piccolo particolare, la condanna di questa pericolosa e devastante ideologia, oggi è inserita anche in un documento del Magistero della Chiesa Cattolica. Si tratta del punto n.56 dell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia: “Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. È inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini”.

Il Papa è arrivato addirittura a fare un accostamento tra ideologia gender e nazionalsocialismo. Nel suo viaggio di ritorno dalle Filippine, il 19 gennaio 2015, infatti, Francesco, rispondendo ad una domanda di Jan-Christoph Kitzler, giornalista della radio tedesca Ard, è tornato ancora una volta a parlare della teoria gender definendola “una colonizzazione ideologica” identica a quella praticata attraverso l’indottrinamento della “Gioventù Hitleriana” durante gli anni bui del regime nazionalsocialista del Terzo Reich. In realtà c’è un elemento inquietante e totalitario nel fondo della teoria gender, che nasce dal disprezzo ideologico per la realtà. Lo diceva molto bene nel suo splendido saggio intitolato Le origini del totalitarismo una delle donne più intelligenti del XX secolo, ossia la filosofa tedesca Hanna Arendt, quando spiegava che proprio “il disprezzo puramente ideologico per la realtà contiene anche l’orgogliosa presunzione dell’uomo di poter dominare e modificare questo mondo per scopi puramente umani”. Del resto, un individuo confuso, privo di identità, fragile e indifeso, rappresenta un boccone ghiotto per il potere: diventa un individuo facilmente manipolabile ed un perfetto consumatore. Anche quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare. Lo ha spiegato molto bene il prof. Adriano Pessina, uno dei migliori filosofi del diritto che abbiamo oggi in Italia, docente all’Università Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia della Vita. Pessina in un’intervista rilasciata il 26 febbraio 2015 al Corriere della Sera, intitolata Così si creano individui asessuati e utili per ogni mercato globale, si è espresso chiaramente a riguardo: “Queste teorie gender impattano sull’auto-comprensione di ognuno di noi e ci costringono a chiarire il senso stesso della nostra condizione umana. Negare il maschile e il femminile è l’ultimo processo di ribellione del puro individuo al significato profondo dell’essere generati da altri, cioè del venire al mondo da un uomo e da una donna, all’interno di una relazione carica di differenze. Credo che nessuna tecnologia riproduttiva dovrebbe falsificare questo dato antropologico”. E alla domanda se la nostra società stia andando verso una più fluida separazione tra maschile e femminile, Pessina ha risposto così: “Temo una società di puri individui che vivono in modo atomistico la loro esistenza, alla ricerca di un’identità, frantumata dal modello culturale della neutralità, alla ricerca di un’autorealizzazione che è la versione antropologica del self made man di stampo sociale”. É proprio qui, nel tentativo disperato e disperante di eliminare la differenza sessuale, che risiede il cuore del problema. Ce lo ha ricordato ancora una volta papa Francesco nell’Udienza Generale tenuta a San Pietro il 15 aprile 2015, quando ha detto: “Io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione”. Ora, per giungere a tale conclusione non occorre essere cristiani o avere la fede. L’agnostico, laico più intelligente che io abbia mai incontrato in vita mia è stato il grande e indimenticato Giorgio Gaber. Purtroppo, ci ha lasciato da tempo e l’assenza della sua intelligenza critica oggi si fa sentire più che mai. Un giorno, durante una delle sue memorabili performance artistiche, fece questa riflessione: “Secondo me la donna e l’uomo, sono destinati a rimanere assolutamente differenti. E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle, se non addirittura esaltarle, queste differenze. Perché è proprio da questo scontro incontro, tra un uomo e una donna, che si muove l’universo intero. All’universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni, l’universo sa soltanto che senza due corpi differenti, e due pensieri differenti, non c’è futuro”. Sì, ha proprio ragione Giorgio Gaber: in gioco c’è il futuro dell’umanità.

Fonte: Punto Famiglia Plus




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