22 ottobre 2018

22 Ottobre 2018

Un amore autentico

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,15-17)
Quando si fu manifestato ai suoi discepoli ed ebbe mangiato con loro, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle».

Il commento

Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?” (21,15). La lettura che oggi vi propongo sono tratte dalla memoria di san Giovanni Paolo II, Mi sembra doveroso celebrare un Papa che ha profondamente segnato il cammino recente della Chiesa. La scena evangelica offre le coordinate essenziali per comprendere la natura e il senso del ministero apostolico. In primo luogo appare in primo piano che l’iniziativa è tutta e sempre di Gesù, è Lui che chiama e manda: “Pasci le mie pecorelle” (21,16). Il sacerdozio non è iniziativa umana ma la risposta fedele ad una chiamata. La condizione essenziale per seguire Cristo è una sola: “Ami Me più di costoro?” (21,15). Gesù chiede di essere amato prima e più di ogni altra cosa. Lo sguardo dell’apostolo deve essere rivolto unicamente a Lui. Scrive Giovanni Paolo II: “La carità del sacerdote si riferisce primariamente a Cristo: solo se ama e serve Cristo Capo e Sposo, la carità diventa fonte, criterio, misura, impulso dell’amore e del servizio del sacerdote alla Chiesa, corpo e sposa di Cristo” (Pastores dabo vobis, 23). Solo dall’amore per Cristo può nascere un amore autentico per la Chiesa, sua sposa. Non si diventa preti per servire i poveri e neppure per aiutare gli sposi, ma unicamente per rispondere all’amore di Cristo con una totalità che non ammette riserve. Gesù stesso, infatti, non è solo la fonte ma anche il modello del ministero, Lui che è il “buon Pastore” pronto a dare la vita per le sue pecore (Gv 10,11).

Leggiamo questa pagina nella cornice della testimonianza coraggiosa e fedele di Giovanni Paolo II, un vero gigante della fede. Sono tanti gli ambiti in cui egli ha esercitato il suo ministero ma oggi vi chiedo di invocarlo come apostolo della famiglia. A buon diritto possiamo chiamarlo il Papa della famiglia per la particolare attenzione che ha avuto nei confronti di quella che egli amava chiamare “chiesa domestica” e che considerava il pilastro dell’umana società. Alla sua intercessione affidiamo tutti coloro che s’impegnano per promuovere la pastorale familiare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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