
Non temere le divisioni
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Il commento
“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione” (12,51). Parole strane, almeno in apparenza. Si tratta di un linguaggio volutamente paradossale. Lo stesso che troviamo alla vigilia della passione, quando dice ai Dodici: “chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una” (Lc 22,36). Questo brano non invita a fare uso della forza né propone di fomentare contrapposizioni. In nessun parte del Vangelo Gesù invita i discepoli a usare violenza. Al contrario, in alcuni casi è costretto a rimproverare aspramente la loro irruenza (Lc 9,52-55); e quando si dichiarano pronti a combattere, li invita a deporre le armi: “Rimetti la spada nel fodero” (Mt 26,52). Fatte queste precisazioni, non possiamo però sminuire la forza di queste parole introdotte da un’espressione – “sono venuto” – utilizzata per annunciare il senso e lo scopo della sua missione. È bene anche notare che in questo versetto troviamo il verbo doûnai, che significa donare. La divisione non è dunque semplicemente l’effetto indesiderato di un evento ma un dono legato alla missione di Gesù. Il dissenso inizia all’interno della famiglia e stravolge i legami affettivi più intensi (12,52-53): padre-figlio, figlia-madre, nuora-suocera. Gesù avverte i discepoli: chi sceglie il Vangelo deve sapere fin dall’inizio che incontrerà difficoltà e opposizioni, anche in famiglia. Il Vangelo si rivela fonte di divisione perché chiede uno stile di vita diverso e talvolta incompatibile con le tradizioni umane e religiose della società. Questo avviene in ogni civiltà e in ogni stagione della storia. Anche oggi. Anche nei luoghi che formalmente sono cristiani. Dinanzi a tutto questo il discepolo non deve stupirsi né reagire con violenza. Non deve però arretrare, in nome di una falsa carità. Al contrario, deve custodire e testimoniare la fede. Fino al sacrificio della vita, se necessario. In fondo, è questa la “strategia” scelta da Gesù. Oggi chiediamo la grazia di restare fedeli alla verità del Vangelo anche se questo dovesse costare incomprensioni e contrapposizioni.
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