29 ottobre 2018

29 Ottobre 2018

Liberi dal male

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Il commento

C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni” (13,10). Lo Shabbat è il giorno di Dio, tutto si ferma. La gloria di Dio assorbe il cuore e la mente. Ogni altra opera è interdetta. Gesù invece, proprio in giorno di sabato, guarisce una donna che da 18 anni convive con la malattia. Il capo della sinagoga lo rimprovera aspramente (13,14) e spiega che il divieto di ogni attività è assoluto e riguarda anche l’ambito terapeutico. Ma il Rabbi di Nazaret smaschera questa ipocrisia, da una parte fa notare che in giorno di sabato la gente non fa mancare agli animali il cibo necessario e dall’altra annuncia che Dio vuole restituire all’uomo ferito la sua piena dignità, quella che Dio gli ha dato all’inizio della creazione. Questa donna è icona di un’umanità che cammina curva, non può in alcun modo stare in piedi. Il peccato ha deformato la creazione. All’inizio e alla fine del brano il male viene presentato come un’oscura catena che imprigiona l’uomo e gli impedisce di realizzarsi. Il Dio della vita non può sopportare tutto questo: “questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?” (13,16). Il male attraversa la storia, ci tiene prigionieri, non ci fa camminare a testa alta. Il Figlio di Dio è venuto per ridare all’umo la sua dignità. Il giorno di sabato non è casuale, anzi contiene l’annuncio che, attraverso i faticosi sentieri della storia, Dio ci conduce verso il settimo giorno, giorno in cui la giustizia e la carità risplenderanno senza ombre.

In ogni celebrazione eucaristica sperimentiamo la pienezza di Dio ma non possiamo riempirci dell’amore di Dio e tenercelo stretto in un’ottica devozionale. Dio si dona a noi perché la nostra vita diventi un dono. Il Pane della vita dona il coraggio di non rassegnarci al male che attraversa l’umana società. Non si tratta di compere miracoli, è sufficiente vestire di fede il quotidiano. Sarà il Signore a indicare di volta in volta come scrivere pagine nuove di carità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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