31 ottobre 2018

31 Ottobre 2018

La porta stretta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Il commento

Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (13,23). La domanda tocca un argomento essenziale e decisivo, la salvezza di cui si parla non coincide con il benessere psico-fisico ma con quella pienezza di vita che ogni uomo desidera. Gesù non risponde a questa domanda ma invita tutti a non farsi illusioni. La salvezza è offerta a tutti ma non è raggiunta da tutti. Per questo offre una ricetta semplicissima ed efficace: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” (13,24). A prima vista la porta stretta sembra contrastare con la grandezza della misericordia di Dio. Se la porta è lo stesso Gesù – perché è Lui la via che conduce al Padre (Gv 14,6) – come possiamo pensare che non sia abbastanza larga e spaziosa in modo da offrire a tutti la possibilità di entrare? Evidentemente, con questa immagine l’evangelista non intende misurare l’amore di Dio ma sottolineare la responsabilità dell’uomo. La porta stretta richiama tutte le difficoltà che incontriamo nel nostro cammino: la fatica, i sacrifici, le incomprensioni. La sofferenza appartiene al nostro vivere, anzi rappresenta una preziosa occasione per acquisire una visione più matura della vita. Non raramente, proprio attraverso le difficoltà impariamo a scoprire ciò che davvero conta. Tante volte è Dio stesso che ci corregge attraverso le tribolazioni, come leggiamo nella Scrittura: “È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre?” (Eb 12,7). Fin dall’inizio della sua esperienza monastica Teresa ha questa certezza: “Sono tuttavia molto felice, felice di soffrire quel che Gesù vuole che io soffra: se non è lui che punge direttamente la sua pallina è comunque lui che guida la mano che la punge” (LT 74, gennaio 1889). Gesù invita ad accogliere le avversità come una conferma che stiamo camminando sulla buona strada. Oggi chiediamo la grazia di non fuggire le piccole croci di ogni giorno ma di trasformare le ferite in “feritoie attraverso le quali possiamo scorgere fin d’ora cieli nuovi e terre nuove” (don Tonino Bello).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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