
La casa dell’alleanza
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Il commento
“Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe” (2,13). È una scena che troviamo in tutti i vangeli ma il racconto di Giovanni ha una sua specifica peculiarità che emerge con chiarezza fin dalle prime battute che disegnano la cornice teologica dell’episodio: Pasqua, Gerusalemme e Tempio. Queste parole richiamano l’alleanza, il cuore della fede. La celebrazione annuale della Pasqua è il memoriale del Patto che unisce Dio al suo popolo; Gerusalemme è la città santa, la dimora che Dio ha scelto; il Tempio è il luogo dove vengono celebrati i sacrifici che rinnovano l’alleanza. Nel testo di Giovanni, Gesù non appare solo come il Profeta che interviene con giustificata passione per custodire la purezza della fede ma viene presentato come il nuovo tempio: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (2,19). Queste parole suonano come una sfida e appaiono come un’assurda pretesa. Ma l’evangelista commenta: “Egli parlava del tempio del suo corpo (2,21). Nella fede d’Israele il Tempio non è soltanto uno dei tanti spazi in cui la comunità si ritrova per celebrare la sua fede, è l’unico luogo in cui era possibile celebrare i sacrifici di comunione. Affermare che Gesù è il nuovo tempio, significa annunciare che in Lui, e solo in Lui, Israele ritrova e rinnova l’alleanza con Dio. Gesù apre una via nuova e vivente per vivere in modo nuovo il legame con Dio, grazie a Lui possiamo entrare nell’intimità di Dio.
Leggiamo questa pagina nella cornice liturgica della festa che ricorda la Dedicazione della Basilica del Laterano: è la prima basilica dell’occidente cristiano e viene perciò considerata come la madre di tutte le chiese. La chiesa per noi non è semplicemente una zona sacra in cui la comunità si ritrova per la preghiera ma è la Casa di Dio, lo spazio umano in cui Cielo e terra s’incontrano e si abbracciano, il luogo in cui l’uomo rinnova l’alleanza con Dio. Oggi chiediamo la grazia che le chiese siano luoghi santi in cui possiamo incontrare il Dio della vita e dell’amore.
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