10 novembre 2018

10 Novembre 2018

La ricchezza disonesta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,9-15)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

Il commento

Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta [en tō adíkō  mamōnâ], chi vi affiderà quella vera?” (16,11). Come sempre, Gesù dice parole chiare, esprime giudizi con tutta franchezza. Così facendo, ci conduce al cuore delle cose e ci pone dinanzi alle scelte decisive. La parola che oggi voglio raccogliere è ricchezza. Nel nostro vocabolario significa sicurezza, fa pensare ad una vita in cui l’essenziale non può mancare. Nel lessico evangelico invece è sinonimo di pericolo, indica una minaccia sempre incombente. Luca attribuisce a Gesù un giudizio assai negativo fino al punto da definire ingiusta ogni forma di ricchezza. È interessante notare che in questo caso l’evangelista utilizza la parola aramaica mamōnâ, forse per sottolineare l’autenticità di questo insegnamento, per far capire che si tratta di un’eco fedele di quella Parola che Gesù stesso ha proclamato con autorità. La ricchezza non solo è presentata come un idolo ma come il frutto di un’etica profondamente disonesta, cioè sempre e comunque ingiusta. Non importa quale sia la modalità con cui abbiamo acquisito i beni, la ricchezza è ingiusta perché alimenta una visione egoistica della vita, nutre l’orgoglio di chi pensa di poter gestire l’esistenza con le sue forze, non raramente fomenta divisioni sociali tra coloro che hanno molto e quelli che hanno poco, tra persone che vivono del superfluo e quelle che sono prive del necessario. La ricchezza chiude in una torre d’avorio un piccolo gruppo e lascia a piedi tutti gli altri.

Gesù invita i discepoli a cercare un’altra ricchezza, ricorda che i beni materiali non possono vestire di dignità la vita. Anzi, spesso accade il contrario. L’insegnamento va dunque all’essenziale: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (16,13). La vera ricchezza è scegliere Dio. Il Vangelo non invita semplicisticamente a devolvere i beni ai poveri, come potrebbe apparire da una lettura riduttiva. Chiede di mettere Dio al primo posto. Tutto il resto è solo una conseguenza. È la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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