14 novembre 2018

14 Novembre 2018

Abbi pietà di noi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il commento

Gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: Gesù, maestro, abbi pietà di noi!” (17, 12-13). Il racconto evangelico è simile ad altri episodi di guarigione. Protagonisti sono “dieci lebbrosi”, si tratta di persone che sperimentano una condizione di umiliante emarginazione. Non possono vivere nei villaggi e neppure accostarsi alle persone per evitare di trasmettere il contagio. Per questo motivo quando vedono Gesù, corrono verso di Lui ma si fermano a distanza. Questo accenno svela tutta la loro sofferenza. Quel giorno tuttavia una luce si accende, la presenza di Gesù è come una finestra aperta sull’orizzonte, vanno da Lui come l’assetato corre verso la sorgente, alzando la voce gridano il loro dolore nella forma più semplice: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!” (17,13). Un’invocazione che esprime e raccoglie l’impotenza dell’uomo dinanzi ad una sofferenza che lo tiene prigioniero. La narrazione continua e trova il suo culmine e il suo pieno significato nella gratitudine di uno di loro, segno di quella fede che riconosce in Gesù il Salvatore. Ma oggi mi fermo sulla soglia di questo racconto e contemplo questo gruppo di uomini, immagino il loro volto scavato dalla sofferenza e solcato dalla paura. È l’icona di un’umanità che si sente abbandonata da tutti e forse tradita anche da Dio. La condizione miserevole dei lebbrosi non ha spento la loro sete di felicità, anzi alimenta un desiderio ancora più acuto. E quando vengono a sapere che dalle loro parti passa quel profeta di cui tutti parlano, gli consegnano il loro dramma con la consapevolezza che quell’incontro rappresenta l’ultima spiaggia. Anche noi, all’inizio della celebrazione eucaristica diciamo le stesse parole ma forse non lo facciamo con la stessa coscienza. L’estrema brevità del rito non permette di manifestare con parole appropriate il peccato né di gustare la misericordia di Dio che passa attraverso le parole del sacerdote. Eppure, in quelle battute iniziali c’è tutta la nostra fragile umanità e tutta la grandezza del perdono divino. Oggi chiediamo che sia questo il punto di partenza di una storia sempre nuova.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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