
L’oggi di Dio
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 19,1-10)
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Il commento
“Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo” (19,5). Zaccheo attende il passaggio, vuole vedere Gesù, forse vuole capire perché questo profeta suscita tanto entusiasmo nella gente. Egli intende rimanere nell’ombra ma Gesù lo interpella. Prima delle parole, Gesù lo chiama con gli occhi. Il suo sguardo penetra diritto in fondo al cuore. Zaccheo è salito sull’albero per vedere Gesù e scopre invece che il Nazareno si è accorto di lui, lo scorge tra mille altri e lo chiama per nome: “Zaccheo, scendi subito …”. In tal modo non solo manifesta di conoscerlo ma dichiara che si interessa proprio di lui, fa comprendere che vuole parlare a lui solo. L’incontro con Cristo è sempre un fatto personale, anche se avviene in mezzo alla folla, un evento in cui ciascuno si sente interpellato e coinvolto. Gesù non chiede a Zaccheo di lasciare tutto e di seguirlo. Scandalizzando i presenti, si dichiara disponibile ad entrare nella sua casa: “Oggi devo fermarmi a casa tua” (19,5). La casa di un pubblicano! Le parole di Gesù devono essere attentamente meditate. “Subito”: in greco abbiamo il verbo speúdō che significa affrettarsi. Dinanzi alla chiamata non possiamo rimanere nell’incertezza. Quando Dio viene e bussa alla porta, attende una risposta! “Ogni indugio è già peccato”, scrive san Bernardo. Egli desidera entrare nella nostra vita. “Oggi”: questo avverbio dona all’incontro una precisa cornice salvifica. Nella notte di Betlemme gli angeli portano l’annuncio: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (Lc 2,11). È il primo oggi di una storia che da quel giorno è abitata da Dio. Ogni giorno diventa l’oggi di Dio. Nell’oggi della storia si realizza l’eterno disegno del Padre. In Cristo ogni giorno assume un respiro di eternità, ogni attimo si riveste di infinita grandezza. Il credente non può mai abbassare la saracinesca né inserire la segreteria telefonica con un laconico: “Lasciate un messaggio”. Se Dio viene e bussa, non facciamolo attendere. Oggi chiediamo la grazia di restare vigilanti per accogliere l’invito di Gesù.
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