Educazione

Un bambino consolato sarà un adulto sicuro

madre e figlio

di Gabriele Soliani

Se si è avuta una madre affettuosa si tenderà a darsi agli altri, a riconoscere e a condividere le emozioni di chi ci sta accanto, si darà valore ai rapporti affettivi e si risponderà alle richieste dei figli con la stessa prontezza e sollecitudine di cui si sia fatta esperienza con la propria madre.

«Il tipo di attaccamento che si instaura fin dall’inizio è una cosa importantissima» spiega Gloria Attili, una delle prime studiose in Italia ad aver studiato questa materia. Professore emerito di Psicologia sociale e direttore dell’Unità di ricerca “Sistemi sociali, strutture mentali e attaccamento” all’Università La Sapienza di Roma, ha appena dato alle stampe il libro “Attaccamento e legami. La costruzione della sicurezza” (Edizioni San Paolo, 160 pagine, 15 euro). «Avere genitori, e in particolare una madre, che già nei primi mesi di vita si mostri pronta a confortare, a consolare quando si ha paura e a dare coccole, fa sì che i piccoli formino un’immagine di se stessi come di individui degni di essere amati, così che tutta la personalità verrà plasmata da queste prime esperienze. In età adulta, le persone che hanno avuto questo tipo di accudimento saranno in grado di affrontare le difficoltà in quanto avranno sempre la sensazione che potranno essere aiutate in caso di necessità, esattamente come accadeva con la loro mamma». Bellissima definizione della qualità delle cure materne.

Dunque la qualità delle cure materne influirà sulle relazioni e il benessere futuro del bambino e dell’adulto. «Le relazioni con gli altri, con il partner, con gli amici, con i propri figli – scrive la prof.ssa Gloria Attili – sono fortemente influenzate dalla qualità delle prime relazioni di attaccamento. Se si è avuta una madre affettuosa si tenderà a darsi agli altri, a riconoscere e a condividere le emozioni di chi ci sta accanto, si darà valore ai rapporti affettivi e si risponderà alle richieste dei figli con la stessa prontezza e sollecitudine di cui si sia fatta esperienza con la propria madre».

Da subito questo stile materno dovrebbe cominciare, cioè dall’età della culla e poi del passeggino. La consolazione che il bimbo avverte gli consentirà di sentirsi sicuro e di riuscire ad esplorare l’ambiente con tranquillità se sta bene: gioca, sorride ad altri adulti, manipola i giocattoli. In pratica intuisce che la mamma è il loro “porto sicuro”, che se, per qualche ragione lo lascia solo, non l’ha affatto abbandonato. Nel caso non ce la faccia a sopportare il suo allontanamento, potrà contare certamente sul suo ritorno e sulla disponibilità a “confortarlo”.

Consolare non è mai sbagliato.

«Il nostro modo di rispondere ai segnali dei neonati – dice la docente della Sapienza – fa sì che i piccoli si sentano coinvolti in legami affettivi che hanno caratteristiche profondamente diverse e che poi saranno alla base del tipo di legami che sapranno instaurare con il proprio partner o con gli altri adulti della loro vita futura».

Una persona che abbia sperimentato un “attaccamento sicuro” nell’infanzia sarà in grado di capire meglio le difficoltà del proprio partner e sarà pronto a consolarlo; costruirà un legame di coppia basato sull’accettazione dell’altro per come è, sulla fiducia, su un darsi reciprocamente conforto e comprensione, sulla disponibilità a perdonare eventuali errori e sulla tendenza a risolvere gli inevitabili conflitti che possano emergere attraverso la negoziazione o il compromesso. Cioè farà di tutto per evitare che la relazione si rompa. Oggigiorno questo modo di essere salverebbe molti matrimoni e famiglie.

La prof.ssa Attili, nel suo libro, propone una sorta di classificazione di questi diversi tipi di “legami di attaccamento”: «Possono essere sicuri se le mamme si mostrano sensibili e responsive; ambivalenti se lo sono state in maniera intermittente e imprevedibile; evitanti se sono state sensibili ma di certo non responsive; disorganizzanti se sono state in maniera discontinua sensibili e responsive e se, nello stesso tempo, sono state “spaventanti” attraverso forme di maltrattamento o semplicemente assenti mentalmente mentre interagivano con il bambino.

Le mamme dicono che si “impara a far la mamma”, e questo è vero. Nessuna frustrazione dunque per le inevitabili mancanze, ma coraggio, determinazione e intuito materno potranno compensare ciò che si poteva fare meglio. E che dire del padre-marito? Se il padre-marito ama veramente la sua donna le permetterà di essere sempre più una brava madre, la quale oltre a dare sicurezza al suo bambino crescerà essa stessa in sicurezza, gioia e amore.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.