Educazione Sessuale

Cinquanta sfumature: ce ne libereremo mai?

leggere

di Ida Giangrande

Il caso Cinquanta Sfumature ha infiammato l’opinione pubblica in ogni senso. Ma si tratta di un caso letterario oppure di un indice sociale? Proviamo a dare un’altra chiave di lettura…

Milioni e milioni di copie vendute in tutto il mondo è il soft porno per eccellenza, o almeno così è stato ribattezzato dalla critica, anche se io non ho ben capito che cosa abbia di soft. Secondo alcuni avrebbe venduto più copie di Dan Brown, Harry Potter e la Bibbia. Di cosa stiamo parlando? Ma di Cinquanta sfumature ovviamente!

Leggi anche: Turpiloqui in tv? Attenzione, non sono solo parolacce!

Manzoni si starà rivoltando nella tomba? Penso proprio di sì. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i capolavori letterari, quelli veri, è in grado di accorgersi fin dalla prima pagina che non si tratta di un caso letterario. La scrittura è piatta, ridondante, ripetitiva, noiosa. I personaggi sono appiattiti, senza spessore, i dialoghi insoluti e insignificanti.

Dopo il clamore dei libri, era arrivato nelle sale cinematografiche e, per settimane, avevamo dovuto guardare gli annunci pubblicitari per le strade, nelle piazze, sotto le scuole e perfino accanto alle chiese. Ma non bastava, finita l’ondata al cinema ora ci tocca vederlo sulle reti Premium e addirittura, se nel caso ci fossimo persi qualche dettaglio, alcuni canali ne trasmettono la maratona in una sola serata. Insomma non c’è proprio verso di liberarcene!

La versione cinematografica del libro è degna dei Razzie Awards (peggior film, peggior attore, peggior attrice, peggior sceneggiatura), eppure la storia di Christian Grey e Anastasia Steel ha letteralmente sbancato i botteghini. Passando davanti a un cinema alla fine di uno degli spettacoli che riproduceva la pellicola, mi è capitato di vedere uscire due vecchiette che camminavano appese ad un bastone e mi sono dovuta fermare per strada piuttosto costernata. Ma dopo un primo attimo di esitazione, l’episodio mi ha permesso di fare qualche riflessione. Fino a un po’ di tempo fa, non parliamo dell’epoca di mia nonna, il sadismo era una malattia, non un gioco affascinante. L. E. James ne ha fatto una fantasia erotica sdoganata dal ciò che non è lecito e accessibile a tutti. Un meccanismo a cui l’industria pornografica ci ha già abituati, offrendoci una vasta gamma di prodotti a portata di click. Gli effetti devastanti, purtroppo, sono tangibili. Basti pensare che solo in Gran Bretagna dove il romanzo ha visto oltre 53 milioni di copie vendute, sono triplicate le chiamate al 118 da parte di ragazzini che volendo imitare Mr. Grey, hanno avuto delle complicanze piuttosto serie.

Cinquanta sfumature quindi è un caso letterario? Direi di no! Direi che di letterario c’è poco o niente. Ma il grado di accoglimento che ha avuto soprattutto tra le donne ha un solo merito: aver smascherato molte contraddizioni.

Mi stupisce, infatti, il placet del pubblico femminile. Saranno le stesse che sostengono #Metoo? Le stesse che hanno indossato un fiore bianco al festival di Sanremo contro la violenza sulle donne? Dove sono finiti secoli di lotte, rivendicazioni? Dov’è finita la parola emancipazione sociale?

Leggi anche: Sex addiction o ipersessualità: quando il piacere diventa sofferenza…

Ricordo che facendo il mio solito giro in uno store Mondadori, lessi: “Cinquanta sfumature di grigio, il romanzo per casalinghe annoiate!”. Era questo il target del libro: le casalinghe. Come se tutte coloro che si occupano della casa, dei figli e del marito fossero annoiate, depresse o represse. Come se a tutte le donne represse o annoiate facesse piacere essere incatenate, sculacciate e punite dal Grey di turno.

Quando uscì Cinquanta sfumature di grigio anche io ero una casalinga, lo sono ancora adesso, e lo sarò per sempre pur lavorando. Vi assicuro che non ho assolutamente il tempo né per annoiarmi né per deprimermi, anzi di fronte a quell’affermazione mi sentii quasi offesa. In tutta risposta però centinaia di donne di ogni età, professione e razza sono corse ad acquistare il libro e in seguito hanno riempito le sale cinematografiche.

La stella delle Cinquanta sfumature, a Dio piacendo, prima o poi tramonterà, e lo speriamo sinceramente, ma gli effetti che ha avuto in termini di educazione sessuale e di rispetto verso le donne, quelli forse resteranno e soprattutto tra i più giovani. Proviamo, dunque, a mettere i puntini sulle “i”: il sadismo è una malattia, non un giochino eccitante. Cinquanta sfumature non è una storia d’amore, né un soft-porno ma un porno a tutti gli effetti dove il sesso è visto in maniera disequilibrata, la donna è totalmente de-strutturata e de-umanizzata e l’uomo non ama ma domina. Vogliamo favorire una cultura dell’amore e del rispetto tra i generi? Cominciamo dal prendere le distanze da prodotti come questo che hanno un solo obiettivo: spianare la strada alla pornografia tradizionale contribuendo a sbilanciare ulteriormente la relazione tra uomo e donna.  




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.