
Nelle mani di tutti
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 18,33b-37)
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Il commento
“Sei tu il re dei giudei?” (18,33). Il Vangelo di oggi presenta un dialogo: da una parte Pilato, colui che rappresenta l’impero romano, l’unica grande potenza di quel tempo; e dall’altra Gesù, umile segno del potere di Dio. È un’immagine emblematica: da una parte un uomo che esalta se stesso; e dall’altra un Dio che umilia se stesso. Un’icona sempre attuale, anche oggi ci sono due poteri che si scontrano: il potere dell’amore che si pone al servizio di tutti; e il potere del denaro che asservisce tutti. Nel corso della sua predicazione, Gesù ha sempre rifiutato titoli che potessero rendere equivoca la sua missione, a cominciare da quello di “Messia”. Si è presentato invece come il “Figlio dell’uomo”, il “Buon Pastore”, il “Maestro”. Nelle condizioni in cui si trova può accettare anche il titolo di re perché non è più soggetto ad alcun equivoco. Ora che si trova in catene, abbandonato da tutti, può dichiarare: “Tu lo dici: io sono re” (Gv 18,37). Non si presenta però come “re dei giudei”: una tale affermazione avrebbe dato un significato politico alla sua missione. Non è unre ma il Re, non il re di un popolo che rivendica la sua autonomia ma il re dell’intera umanità che vuole ritrovare la sua libertà e la sua dignità. Egli è Re perché svela il mistero dell’unico ed eterno Dio, per questo è anche l’alfa e l’omega della storia, La sua regalità è ben diversa da quella mondana: “Il mio regno non è di questo mondo” (18,36). Ha rinunciato ad ogni forma di violenza: “Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei” (18,36). Nella logica mondana il re è colui che comanda; nella luce del vangelo, invece, è colui che si pone a servizio di tutti, fino alla fine (Mt 20,28). Coloro che hanno il potere in questo mondo hanno tutto nelle mani; Gesù invece è colui che si mette nelle mani di tutti (S. Fausti).
“Dov’è il re dei Giudei?” (Mt 2,2): chiedono i Magi. Questa domanda trova finalmente la sua risposta definitiva: è là, inchiodato alla croce. Ai piedi del Crocifisso, oggi, chiediamo la grazia di farci piccoli e servi.
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