
Nell’oggi della storia
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,20-28)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Il commento
“Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti” (21,25). Il giorno ultimo sarà preceduto da eventi che generano angoscia e ci fanno vivere nel terrore, cioè faccia a terra. Il Vangelo non dissimula né minimizza tutto questo, anzi ricorda che la storia umana sarà sempre accompagnata da segni drammatici e passaggi dolorosi. Non dobbiamo però aver paura. Dobbiamo piuttosto imparare ad affrontare il tempo della crisi. Le parole del Vangelo riguardano la storia collettiva ma nulla vieta di applicarle anche alla vita personale: vi sono momenti in cui abbiamo l’impressione di non aver realizzato quello che avevamo sognato. Ci sembra di aver fallito. Facciamo fatica ad alzare lo sguardo al Cielo. Oppure ci troviamo dinanzi a situazioni difficili che non sappiamo gestire e ci fanno ricadere nella paura e nella rassegnazione. Ci sono situazioni in cui preferiamo restare fermi perché abbiamo timore di ricevere nuove delusioni dalla vita o dalle persone che amiamo. I giorni dell’esistenza sono un intreccio di fili che l’uomo non riesce a dipanare. Ci sembra a volte di camminare in un dedalo di strade che non prevede alcuna uscita. In questa condizione una sola certezza ci salva ed evita di piombare nella paura: abbiamo bisogno di sapere che il Padre celeste vigila con amore sui nostri passi e che, nel momento in cui tutto si oscura, appare la luce: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria” (21,27). Gesù annuncia che nel giorno ultimo della storia la luce di Dio apparirà in tutto il suo splendore. Beati coloro che fin d’ora hanno creduto ed hanno affidato la loro vita a Colui che un giorno ritornerà nella gloria. L’ultima parola della storia è quella che rischiara il nostro oggi faticoso. Chi s’inginocchia dinanzi al Dio fatto uomo, chi riconosce nel Pane eucaristico la presenza amorevole di Dio, in quel giorno potrà alzarsi e levare il capo (21,28). È la grazia che oggi chiediamo.
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