BRICIOLE diBriciole di Vangelo - Avvento

3 dicembre 2018

3 Dicembre 2018

La chiave della vita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,5-11)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Il commento

Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente” (8,6). Nelle parole del centurione possiamo intravedere tutta la partecipazione emotiva di un uomo più abituato a usare le armi che le parole, un uomo all’apparenza duro e severo con se stesso e con gli altri. In questo caso, invece, si presenta nella veste di un uomo che soffre perché non può far nulla per guarire un suo servo gravemente ammalato. Si tratta di un centurione, comandante di una guarnigione militare, eppure si presenta come un umile cittadino, uno come gli altri. Non si reca da Gesù con l’arroganza dei potenti ma con l’umiltà dei poveri. Lo chiama “Signore” (8, 6.7). In apparenza non chiede nulla, si limita a raccontare il suo dolore, non solo il dolore del servo, ma la sua personale sofferenza. È così umile da non chiedere. E quando Gesù accoglie con tempestività la sua richiesta e si dice pronto a fargli visita per restituire la salute al servo (8,7), il soldato dichiara che non ce n’è bisogno: la sua casa non è degna di accogliere un profeta come Lui, a lui basta una parola, una sola parola è sufficiente per ridare vita: “di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (8,8). L’umiltà è la premessa della fede. La coscienza di non poter far nulla s’intreccia con la fede in Colui che può tutto. È un uomo che non conosce il Dio d’Israele eppure ha scoperto la chiave che apre la porta della vita perché riconosce in Gesù colui che può vestire di gioia i giorni terreni. Il centurione è l’immagine di un’umanità che, avendo consapevolezza dei propri limiti, alza gli occhi al Cielo. Noi sappiamo di non avere risorse sufficienti per affrontare e vincere il male che da ogni parte ci assedia. Sappiamo che solo la grazia del perdono può liberarci dal male che ha preso dimora in noi. Con la stessa umile fede di questo soldato oggi chiediamo di accogliere Gesù nella nostra casa. Sappiamo che non è dignitosa, non come sarebbe necessario per il Figlio di Dio, ma sappiamo anche che sarà Lui, con la sua presenza, a rivestirla di luce. Vieni, Signore Gesù.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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