
Beato chi ha fede
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Il commento
“Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). La prima beatitudine di Luca è rivolta a Maria ed esalta la sua fede. “Piena di grazia”, l’ha chiamata l’angelo (1,28); “piena di fede”, proclama ora Elisabetta. Giovanni Paolo II sottolinea che si tratta di due aspetti complementari: da una parte Dio che la colma di grazia, riversa in lei il suo amore; dall’altra Maria che accoglie la Parola e risponde con piena disponibilità. La beatitudine di Elisabetta, scrive ancora Giovanni Paolo II, rappresenta “una chiave che ci schiude l’intima realtà di Maria […] Se come piena di grazia ella è stata eternamente presente nel mistero di Cristo, mediante la fede ne divenne partecipe in tutta l’estensione del suo itinerario terreno” (Redemptoris Mater, 19). La grazia rimane inefficace se non trova corrispondenza, come il seme che cade tra le pietre (Mt 13,5). Maria non è proclamata beata per il fatto che appartiene al popolo santo ma perché ha creduto che niente è impossibile a Dio. D’ora in poi è questa la porta della gioia. Credere significa lasciarsi condurre dallo Spirito per sentieri che non avremmo mai scelto. Anche per Maria è stato così: la fede apre la strada e mette in cammino. Illuminata da questa certezza ella percorre tutta la sua esistenza, anche quanto tutto si oscura, restando saldamente aggrappata alla promessa ricevuta dall’angelo: “Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo” (1,32).
Le parole di Elisabetta sono chiaramente rivolte a Maria ma l’evangelista sceglie la forma impersonale: “beata la credente” [makaría ē pisteúsasa]. In tal modo egli chiama in causa tutti i discepoli del Signore ma, al tempo stesso, propone a tutti Maria come la prima e più qualificata testimone della fede. “Ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio” (sant’Ambrogio). L’eccomi di Maria segna l’inizio della nuova alleanza. La nostra fede permette di custodire e far risplendere nell’oggi della storia quell’alleanza che Cristo ha sigillato per mezzo del suo Sangue. È questa fede, umile e audace, che oggi chiediamo.
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