3 gennaio 2019

3 Gennaio 2019

Pronti a perdere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Il commento

Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (1,29). Le parole attribuite al Battista contengono una densa sintesi teologica che gli esegeti ritengono frutto di una riflessione illuminata dall’esperienza della Pasqua. Non dobbiamo però dimenticare che tante volte il profeta riceve e annuncia una parola che lui stesso non può ancora comprendere. L’agnello è per noi l’immagine della mitezza. Nella Bibbia ha tutt’altro significato: è l’animale che veniva immolato nel pomeriggio che precedeva la grande festa pasquale. È dunque il segno dell’alleanza che ogni anno veniva rinnovata nella festa di Pasqua. Le parole di Giovanni presentano Gesù non solo come il Messia che conferma e rinnova l’alleanza ma come colui che realizza tutto questo facendosi agnello, cioè vittima sacrificale. Il Messia non viene come un condottiero, con la lancia e la spada sguainata per sgominare i nemici; ma come un agnello, pronto a offrire la sua vita “per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia” (Ef 2,16).

Si tratta di un’immagine sconveniente perché l’animale che viene immolato appare ai nostri occhi come una sconfitta. Il Vangelo invece ricorda che solo chi ama vince per davvero. Quelli che invece vogliono trionfare con la forza, sono i veri perdenti. Dobbiamo dunque decidere se vogliamo stare dalla parte di quelli che vogliono vincere a tutti costi, senza timore di calpestare gli altri; o dalla parte di chi è pronto a consumare la sua vita per dare vita agli altri. Teresa di Lisieux non aveva dubbi, lei voleva diventare “una piccola ostia”: era disposta ad offrire la sua vita per amore di Gesù. Nella preghiera in cui si offre all’amore misericordioso, la giovane Santa presenta questa supplica: “Resta in me, come nel tabernacolo: non allontanarti mai dalla tua piccola ostia” (Pr 6). Sulle sue orme anche noi oggi chiediamo la grazia di farci piccoli e pronti a perdere pur di seminare l’amore che genera vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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