
Se venite, vedrete
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,35-42)
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì che, tradotto, significa maestro, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia», che si traduce Cristo, e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.
Parola del Signore
Il commento
“Venite e vedrete” (1,38). È questo il passaggio decisivo della narrazione, quello in cui si compiono le scelte che danno un preciso orientamento alla vita. I due discepoli hanno accolto l’invito del Battista, si sono messi sulle orme di Gesù, come spettatori non paganti, quelli che amano restare nascosti. È Gesù che chiede loro di uscire dall’anonimato: “Chi cercate?” (1,37). Non possono evitare di rispondere. Chiedono perciò di sapere qualcosa in più, vogliono capire con chi hanno a che fare e, implicitamente, se vale la pena stare con Lui. Gesù risponde in modo lapidario: “Venite e vedrete”. Tutto è racchiuso in due verbi: il primo è un imperativo presente, un comando indiscutibile; l’altro è un verbo al futuro. Potremmo anche tradurre così: “Se venite, vedrete”. Gesù non spiega, non svela le carte, non risponde alla domanda, si limita a fare una promessa, chiede ai discepoli di fidarsi. Il venire è la risposta della fede e riguarda l’oggi, non possiamo rimandare; il vedere è il dono di Dio e appartiene ad un futuro imprecisato. I discepoli accettano la sfida, non vanno perché hanno già visto ma perché si fidano della promessa. Nei vangeli vedere è il verbo dell’incontro personale, indica una conoscenza confidenziale.
Anche a noi viene chiesto di fidarci ma la nostra non è una scommessa cieca. Rispetto ai primi discepoli, siamo molto più avvantaggiati perché, passando in rassegna la storia bimillenaria del cristianesimo, possiamo verificare l’esperienza dei santi che hanno risposto con fiducia all’appello di Gesù, la loro vita conferma che vale la pena dare credito al Vangelo. Ogni giorno, nella celebrazione eucaristica, risuonano le stesse parole che il Battista ha rivolto ai discepoli: “Ecco l’agnello di Dio”. Queste parole sono anche per noi un appello, un invito a incamminarci verso l’altare con l’intima certezza di incontrare Colui che ci libera dal male e dona vita nuova. Oggi vi invito a pregare con Teresa di Lisieux: “Voglio, o mio Amato, ad ogni battito del cuore rinnovarti questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirti il mio Amore in un Faccia a Faccia Eterno!”.
Nessun commento per “Se venite, vedrete”