CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

In Parlamento si parla di lui, il bambino non ancora nato

28 Gennaio 2019

vita nascente

Abbiamo bisogno di cavalieri senz’armi che s’impegnano per far risplendere la bellezza della vita. In Italia ci sono circa 342 Cav attivi. Un popolo per la vita che non attende leggi e finanziamenti per aprire centri e case di accoglienza. Quanti lo sanno? A quanti interessa?

Siamo nella settimana che precede la Giornata per la Vita, fortemente voluta dalla Chiesa italiana all’indomani dell’approvazione della Legge che dava legittimità all’aborto. La denominazione non deve confondere, questa Giornata non è stata pensata per parlare della vita umana in tutta la sua complessità ma per dare voce ai più piccoli, quelli che non sono (ancora) considerati persone e non hanno diritto di cittadinanza, quelli di cui non si parla MAI. A meno che… non ci sia di mezzo la questione migranti. Pochi giorni fa la deputata Vincenza Bruno Bossio, nel corso di un’interpellanza parlamentare, ha raccontato la storia di Yousuf e di sua moglie Faith, incinta di pochi mesi, sfrattati da un Centro di accoglienza per richiedenti asilo: “La legge di strada è dura, feroce, non sopporta i deboli. Infatti, oggi, la moglie di Yousuf ha perso il suo Gesù Bambino grazie alla legge della strada”.

E così, almeno per un istante, in quelle aule parlamentari che da decenni hanno dichiarato guerra al bambino non ancora nato, la voce commossa di una donna ha dato un volto e un nome alla creatura nascosta nel grembo. Per un attimo tutti hanno potuto vedere che non si trattava di una cosa di cui una donna può disfarsi senza problemi, ma di un essere umano con una sua dignità. Anzi, di un piccolo e invisibile essere che incarna il volto di Gesù Bambino. Inutile dire che questa denuncia e questo accostamento non hanno trovato spazio nei media. Le sue parole sono troppo lontane dal politicamente corretto per avere risonanza sui mezzi di informazioni. Eppure, almeno per un istante, grazie alla voce di questa donna e madre, il bambino non ancora nato ha avuto la sua piccola rivincita, è apparso in tutta la sua luminosa dignità di persona. Una piccola soddisfazione nel mare di una cultura che fa di tutto per nascondere la vita prenatale.

Ha ragione la deputata Bruno Bossio quando dice che quel bambino è icona di Gesù. Non solo quel bambino, lo sono tutti quelli che vivono accucciati nel grembo delle loro madri, in attesa di vedere la luce. È ipocrita alzare il velo solo per accentuare la polemica politica. Se quella famiglia sfrattata si fosse rivolta ad uno dei 342 Cav attivi in tutta Italia, se avesse saputo che in Italia c’è un popolo per la vita che non attende leggi e finanziamenti per aprire centri e case di accoglienza, oggi non dovremmo piangere la morte di un altro bambino.

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La politica non tiene conto di questa folla anonima di volontari che ogni giorno lottano per custodire il bene prezioso della vita, senza guardare al colore della pelle, alla nazionalità o al credo religioso. Non solo la politica, anche i media sono totalmente refrattari, è praticamente impossibile dare voce a quanti s’impegnano per i bambini non ancora nati o alle mamme che hanno deciso di accogliere la vita in situazione difficili. Nei giorni scorsi fiumi di parole per ricordare la drammatica vicenda della Shoah. Giusto! Possiamo scommettere che nei prossimi giorni non troveremo alcun accenno alla causa della vita.

Anche papa Francesco viene censurato. Quando parla dei migranti o affronta quei temi che appartengono all’agenda politica del Potere, la grancassa mediatica si mette subito in moto e amplifica gli interventi del Pontefice. Quando invece con parole forti condanna l’aborto, allora le sue parole si perdono nella palude delle altre notizie. Nella veglia della GMG appena conclusa a Panama, è stata raccontata la storia di una coppia di sposi che hanno scelto di dare alla luce Ines, pur sapendo che la bambina era disabile. Una bella notizia in una società che promuove lo scarto dei bambini “malati”. Una notizia che non trova spazio o solo un rapido accenno che affonda nel mare delle parole. La vita non fa notizia.

Mala tempora currunt, dicevano i latini. Avevano torto. Quello che accade ci deve inquietare ma non scoraggiare. Anzi, tutto questo diventa una salutare provocazione, ci fa capire che questa storia un po’ malandata ha proprio bisogno di cavalieri senz’armi che s’impegnano per far risplendere la bellezza della vita. Spero che questa folla diventi sempre più numerosa e influente. Mattiamoci all’opera.




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1 risposta su “In Parlamento si parla di lui, il bambino non ancora nato”

Parole sante! Solo una precisazione, proprio per sottrarre la questione all’uso strumentale che purtroppo la vicenda sembra aver subito. Nessuno potrà mai saperlo con certezza, ma non si può affermare che quel bimbo abortito sarebbe nato in circostanze diverse. Anzi statisticamente è molto più probabile che la gravidanza in questione sarebbe prematuramente terminata comunque (a meno che la gestante non sia stata vittima di violenza fisica, cosa che non risulta).

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