Campagna UAAR

Testa o croce? Quando non interessa a nessuno né la donna, né il suo bambino

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di Gabriele Soliani

Non tutti gli obiettori sono cristiani, cattolici, praticanti. Non è necessaria la fede per capire che con l’isterosuzione in anestesia locale si stacca dall’utero materno un embrione umano di circa 8/10 centimetri con sembianze umane e con un cuore che batte.

Un insolito manifesto fa bella mostra in alcune città. È quello della campagna dell’Unione atei agnostici razionalisti (Uaar), dove “razionalisti” non sta per “ragionevoli” ma per la corrente filosofica del “razionalismo”.

Il manifesto è diviso in due. Sul lato sinistro si vede lo stetoscopio del medico appoggiato sul suo camice, sul lato destro una croce appoggiata su una tonaca di un religioso. La scritta è inequivocabile e recita (rivolta ad una ragazza o a una donna): “Testa o croce? Non affidarti al caso”.

Dove per testa si intende l’intelligenza della scienza onnisciente mentre la croce sta per fideismo (senza testa, cioè che non ragiona). Tutto questo per umiliare e delegittimare i medici obiettori per l’aborto volontario (di Stato), i quali sono il 68% di tutti i ginecologi italiani. Un numero molto alto e che non accenna a diminuire (così temono quelli dell’Uaar e anche la CGIL dell’ex segretaria nazionale Susanna Camusso, ora sostituita dal reggiano Maurizio Landini). Con calcolo probabilistico è ragionevole affermare che non tutti gli obiettori siano cristiani, cattolici, praticanti. Non è necessaria la fede cristiana per capire che con l’isterosuzione in anestesia locale si stacca dall’utero materno un embrione umano di circa 8/10 centimetri già con sembianze umane e col cuore battente dal ventunesimo giorno. Il medico lo sa benissimo, l’ha studiato sui testi di anatomia, fisiologia, ginecologia, embriologia, lo vede nell’ecografo ora tridimensionale. Ma a quelli dell’Uaar non interessa il ragionamento del ginecologo, il quale ragionamento non è un’opinione soggettiva ma un dato inconfutabile.

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Gli associati dell’Uaar sostengono che assolutamente nessuno deve interferire con l’intenzione della ragazza e della donna che vuole abortire. Nemmeno deve essere fatta vedere l’immagine ecografica in tre dimensioni con il rumore del battito cardiaco del suo feto (bambino) che, nel giro di altri circa sette mesi da quell’ecografia, nascerà. L’intenzione della donna non può cambiare, dicono lor signori.

In realtà all’Uaar non interessa un bel niente della ragazza e della donna, né delle sue paure, incertezze, dell’alternarsi di emozioni positive e negative, della solitudine, delle pressioni esterne, del timore di non essere pronta o all’altezza di mettere al mondo un bambino/bambina, della paura del parto, del timore di avere a fianco un uomo incapace di responsabilità. Poi quelli dell’Uaar non conoscono la differenza fra la “determinazione” della donna di risolvere con l’aborto il problema e la convinzione di far la cosa giusta abortendo. Infatti la donna è determinata a uscire da questa situazione ma non è convinta di far la cosa giusta abortendo. Lo sappiamo per esperienza parlando con loro dopo l’aborto. Bisognerebbe lasciarla, dicono loro, nell’idea iniziale. Guai a chi tenta di far ragionare (ed aiutare concretamente) la donna. Infatti loro sono “razionalisti” (filosofi) ma non ragionevoli secondo i moti del cuore e dell’intelligenza. Credono di fare il bene della donna, della sua salute se le permettono di abortire. Ma poi se ne disinteressano completamente, tutti intenti a difendere la loro idea razionalista, laica e progressista.

Il medico obiettore è un tale ostacolo a questa loro ideologia che vorrebbero estrometterlo dalla sua funzione di “medico”. Se non ci fosse l’articolo 9 che contempla e permette (bontà loro) l’obiezione di coscienza della legge 194 nessun medico potrebbe opporsi al gesto abortivo che sopprime, contro l’evidenza scientifica, un essere umano.




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