4 febbraio 2019

4 Febbraio 2019

Gesù vince ogni miseria

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Il commento

Videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione” (5,15). Al centro di questo racconto c’è la vicenda drammatica di un uomo costretto a vivere ai margini della vita sociale. Non potendo fare nulla per spezzare le catene di un male oscuro che lo rendeva particolarmente aggressivo, la gente del villaggio ha cercato di renderlo inoffensivo, legandolo con delle catene. Non potendo neppure questo, si accontenta di tenerlo lontano dalle case. È un uomo disperato, abbandonato a se stesso, le parole con cui lo descrive l’evangelista sono particolarmente eloquenti: “Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre” (5,5). In una situazione così miserabile, apparentemente senza rimedio, arriva Gesù. Per la prima volta il Vangelo di Marco porta Gesù all’estero, in un territorio in cui non è ancora ancora giunta la parola degli antichi profeti. La sua presenza è annuncio di quella grazia che, d’ora in poi, raggiungerà ogni angolo della terra. Quello che accade “nel Paese dei Gerasèni” (5,1) è solo segno e primizia dell’opera della salvezza. Agli occhi della gente quell’uomo era ormai perduto, nessuno ci avrebbe scommesso un soldo. E invece quel giorno riceve una vita nuova, una nuova dignità che l’evangelista descrive con tre aggettivi che, nel testo greco, corrispondono a tre verbi: “seduto, vestito e sano di mente” (5,15). Lo stare seduto è segno dell’autorità, un modo per dire che non è più dominato dal male ma è ridiventato padrone di se stesso. La veste non fa pensare solo al decoro ma alla ritrovata dignità. L’ultimo verbo è sophronéō: non indica soltanto la capacità di ragionare ma sottolinea anche l’idea che l’uomo ha riacquistato la saggezza e la capacità di valutare le cose nella luce di Dio. Insomma, non solo è diventato padrone della sua vita ma ha compreso la sua vera identità. Per questo chiede a Gesù di restare con Lui (5,18). È questo il ringraziamento più bello! Non può vivere senza di Lui. Oggi chiediamo di vivere la stessa esperienza e preghiamo per quanti s’impegnano nel difficile compito di educare alla fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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