
Non siamo autonomi
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Il commento
“E prese a mandarli” (6,7). È un verbo che troviamo frequentemente nei Vangeli. Il primo ad essere mandato è Gesù stesso: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (20,21). Gesù è dunque l’Inviato e l’Inviante. È Lui che sceglie quando è giunto il momento di partire. Il verbo greco [apostéllo] letteralmente significa stare da, fa pensare alla presenza di qualcuno che spinge. Nel nostro immaginario apostolo è una persona dinamica e intraprendente. Ed è vero. Ma questa attività nasce dal fatto che egli risponde ad una chiamata. Il vero apostolo non è sospinto solo dalle sue buone ragioni ma da un Altro. Oggi si parla molto di autonomia. Ed è giusto farlo se vogliamo indicare una persona capace di agire con consapevolezza e responsabilità. L’apostolo appare invece come una persona che non ha piena autonomia, è un Altro che lo spinge. Non si tratta solo della spinta iniziale ma di una condizione permanente. Chi vive in questo modo in apparenza non ha la necessaria autonomia perché … dipende da Dio. In tutto e per tutto.
Il verbo mandare è parente stretto di co-mandare, da cui deriva la parola comandamento, che significa consegnare qualcosa a qualcuno. Gesù ci consegna una parola da proclamare e tutto ciò che serve per la missione. A dire il vero si tratta di un corredo molto essenziale, il Maestro invita a portare il minimo indispensabile: né pane, né sacca, né denaro, un paio di sandali e una tunica sono più che sufficienti. Evidentemente non sono queste le cose necessarie. Un’altra cosa è assolutamente indispensabile: “dava loro potere [exousían] sugli spiriti impuri” (6,7). Siamo ingenui ma non sprovveduti, cioè non privi delle provviste necessarie per affrontare la grande battaglia. Quanto più rinunciamo alle cose tanto più riempiamo il cuore di Dio. Ciò che conta, ciò di cui non possiamo fare a meno, è avere la forza per lottare contro il maligno. Contemplando la storia missionaria della Chiesa, oggi rendiamo grazie a Dio per quanti sono partiti per seminare il Vangelo in ogni angolo della terra.
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