21 febbraio 2019

21 Febbraio 2019

Invasione di campo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,27-33)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Il commento

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto” (8,31). La confessione di Pietro rappresenta un punto di arrivo ma anche un punto di partenza. Il discepolo dà una risposta precisa alle domande circa l’identità del Rabbì e forse pensa di aver detto una parola chiara e definitiva su una questione tanto importante e decisiva. E invece, proprio allora inizia un nuovo capitolo, Gesù apre un orizzonte inedito e assolutamente imprevedibile, quello del Messia sofferente. L’evangelista introduce  le parole con questa espressione: “cominciò ad insegnare”, come se fino a quel momento non avesse detto nulla. In effetti, si tratta di un nuovo inizio e di una nuova dottrina. Ancora una volta il Maestro spiazza i suoi discepoli. Pensavano di aver raggiunto la meta e invece si accorgono di trovarsi ancora ai nastri di partenza. Nel momento in cui credevano di aver compreso tutto, si rendono conto di non aver capito proprio niente. Devono ricominciare daccapo. Anche questa volta, è Pietro che indossa i panni del protagonista. Le parole di Gesù lasciano tutti sconcertati, non sanno cosa dire. Lui invece reagisce con impeto. Prende Gesù in disparte e “si mise a rimproverarlo” (8,32). Troviamo qui lo stesso verbo [àrchō] appena utilizzato per Gesù: indica uno che si mette a capo e vuole condurre. Un verbo adatto al Maestro non al discepolo. Con un linguaggio sportivo diremmo che si tratta di una plateale invasione di campo. Il secondo verbo è ancora peggiore: il discepolo vuole correggere il Maestro. In pratica, pur con tutte le buone intenzioni, Pietro si mette al posto di Gesù, pretende di insegnare la strada. Non comprende e/o non accetta quello che Gesù ha detto e, invece di riconoscere il suo limite, vuole dimostrare al Rabbì che sta sbagliando. È un grave errore che, tante volte lungo i secoli, ha condotto i battezzati a compiere scelte non in sintonia con l’insegnamento del Maestro. Tutte le volte che i credenti hanno pensato di vincere con le armi e non con l’umile testimonianza della verità. Oggi chiediamo la grazia di essere e restare umili discepoli.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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