Scuola

Famiglia e scuola: come riprendere fiducia e cominciare a cooperare?

28 Febbraio 2019

Genitori soli, insegnanti isolati, adolescenti disorientati: questa la sintesi della relazione attuale tra famiglia e scuola. Bisogna trovare una soluzione, ma da dove ripartire? Proviamo a fare il punto sulla situazione a partire dal nuovo blog di Miriam Incurvati, psicologa.

Gli eventi di cronaca ci raccontano, oggi sempre più spesso, di come i genitori siano in difficoltà nel gestire il rapporto con gli insegnanti. Si legge sui giornali di aggressioni verbali o addirittura fisiche, di genitori esasperati alla consegna delle pagelle, che con violenza assalgono e colpiscono la sensibilità del docente. D’altra parte si registrano episodi sgradevoli, in cui la scuola decide autonomamente, come fosse unico ed esclusivo agente educativo per i nostri ragazzi. Relazioni spiacevoli, difficili asincronie: tutto questo non può più essere ignorato.

Da professionista della salute in età evolutiva mi interrogo molto e mi sono chiesta quali possono essere le cause di tali difficoltà. Innanzitutto, mi sembra di intravedere l’ansia da prestazione che ci coinvolge tutti. Un bisogno esasperante di dimostrare di essere genitori perfetti o insegnati perfetti, eccellenti in tutto. Sembra quasi dilaghi un imperativo: “Devi essere il migliore”. Lo chiediamo e/o lo chiedono ai nostri figli, ma anche ad ognuno di noi e in ogni contesto della nostra vita. Sembra quasi che esista un unico detentore della verità per nostro figlio, uno solo di noi sa cosa gli serve, cosa e come deve fare. Eppure, i nostri figli trascorrono tante ore a scuola, lì apprendono nozioni didattiche e imparano anche a vivere in società. Ciò non toglie la centralità alla famiglia, prima e fondamentale agenzia educativa. È qui che il bambino fa esperienza dell’amore e della relazione. Questi sistemi educativi sono quindi decisamente interconnessi e pertanto si influenzano. Un antagonismo tra scuola e famiglia sembra una cosa inverosimile, deleterio per il bambino ma distruttivo anche per gli adulti educanti.

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Spesso mi capita di parlare con genitori ed insegnanti che si sentono soli e disarmati, in balia degli eventi, incapaci di gestire situazioni complesse. Eppure, immagino che entrambi partano dalle stesse esigenze, vogliano raggiungere i medesimi obbiettivi. Tutti noi in fondo vogliamo la stessa cosa: il bene dei nostri bambini, una sana educazione. Una possibilità c’è: forse potremmo tornare ad essere una comunità che educa. Un proverbio africano recita: “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Esistono molteplici agenti educativi, tanti personaggi che orbitano intorno ai nostri figli, è arrivato forse il momento di convergere le forze. É arrivato forse il momento di metterci a tavolino tutti insieme e smettere di coltivare ognuno il proprio orto.

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Ma come si fa tutto questo? Credo che innanzitutto sia necessario un confronto costruttivo, fermare il tempo, fare spazio al dialogo, all’ascolto, alla mediazione, stabilire degli obiettivi educativi comuni con delle riunioni individuali. In questo senso diventa utile la partecipazione attiva, il coinvolgimento dei genitori nei processi di apprendimento domestico (i tanto temuti compiti a casa) svincolati dalla performance, tuttavia urge anche una maggiore partecipazione dei genitori nelle commissioni scolastiche così da avere diritto decisionale. A volte si assiste ad eclissi di genitori molto presenti durante le elementari ma poi improvvisamente introvabili alle scuole medie o superiori. È necessario ridefinire un rapporto collaborativo che tenda anche a chiarire i ruoli. Che dia autorità a competenze diverse. Il genitore non dovrebbe entrare nel merito delle scelte didattiche dell’insegnante, ognuno fa il suo lavoro. Così la maestra non dovrebbe pretendere di educare da sola, ignorando il sistema valoriale della famiglia da cui proviene l’alunno. Se le due autorità, famiglia e scuola, impareranno a rispettarsi a vicenda, anche i piccoli lo faranno.

È sicuramente molto difficile avviare rapporti con caratteristiche di questo tipo. Ma credo sia necessario arrivati a questo punto. Spero che sia finalmente giunto il tempo in cui tutti noi adulti proviamo ad uscire dalla solitudine educativa per riscoprire la forza del gioco di squadra.

 


* Ciao sono Miriam Incurvati, una psicologa dell’età evolutiva, lavoro a Roma e sono una mamma. Insieme al team di Punto Famiglia, ho deciso di scrivere per voi un blog in cui affronteremo tematiche educative. Nella pratica clinica e nella mia esperienza nelle scuole, ho avuto modo di entrare in contatto con le numerose difficoltà di chi affianca la crescita delle nuove generazioni.  Le richieste educative, i ritmi frenetici, la società iper-tecnologica, questo e molto altro complica lo scenario educativo attuale. Massage in a blog vuole essere un luogo dove aprire spazi di riflessione, dove incuriosirsi, approfondire e raccogliere elementi di speranza. Educare è un’avventura straordinaria: impervia, complessa eppure così magicamente affascinante ed utile al singolo e alla società. Lascio a disposizione il mio indirizzo email così, da una lettura impersonale, in un blog come tanti altri, in un mondo virtuale come internet dove il reale si dissolve in una nuvola oscura, è possibile anche entrare in contatto reale. Potete scrivermi, avere suggerimenti ad personam, ricevere supporti concreti. Il nostro appuntamento ufficiale è mensile ma aspetto i vostri feedback ogni volta che vorrete. E allora via… si parte.

 




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