28 febbraio 2019

28 Febbraio 2019

Il bene non si distrugge

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,41-50)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

Il commento

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà [apolésē]la sua ricompensa” (9,41). Nei versetti precedenti Gesù ha invitato i discepoli a non guardare con sospetto quelli che, nel suo nome, lottano contro il male (9, 39); subito dopo li avverte che lungo il cammino non mancherà chi darà loro il necessario per svolgere la missione. L’anonimo donatore non appartiene alla comunità e tuttavia compie il gesto di carità “nel nome” di Gesù, li accoglie proprio perché “sono di Cristo”. Chi agisce in questo modo partecipa attivamente alla storia del Regno, non con le parole ma con le opere. È utile precisare che la carità di cui si parla non riguarda tanto l’indigente ma il missionario, rappresenta dunque una fattiva collaborazione alla diffusione del Vangelo. A volte si tratta di piccole cose, come un bicchiere d’acqua, ma anche in questo caso Gesù annuncia che non mancherà la ricompensa. Questa promessa non deve essere intesa come un invito a fare il bene solo in vista del premio celeste. Sarebbe un’interpretazione assai riduttiva. L’evangelista usa il verbo apóllymi che significa distruggere,rendere inutile. Il Vangelo dunque ci assicura che il bene fatto non andrà perduto, è come un seme che germoglia e dà frutto. È bello sapere che Dio non dimentica nessuno e che ogni opera compiuta nel suo nome resta scritta per sempre nel Libro della Vita. Queste semplici parole sono un grande annuncio di speranza. Quante volte, dopo aver impegnato tanto tempo e non poche energie in un progetto, e pur avendolo fatto con convinzione, abbiamo l’impressione che sia stato tutto inutile. Un tale sospetto è dannoso perché inquina la speranza e impedisce di sognare. Abbiamo bisogno di sapere che fare il bene, fa bene. Ne vale sempre la pena, anche se vi sono ostacoli e difficoltà, anche se vi è da soffrire. Oggi ringraziamo il buon Dio per tutti coloro che hanno accolto e aiutato gli apostoli del Vangelo. E chiediamo di far parte anche noi di questa umile e gloriosa schiera.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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