Case famiglia

Informazione e diritto dei minori: come coniugare le due cose?

a cura di Ida Giangrande

Quanti sono i bambini che hanno bisogno di una famiglia? Quanti quelli a cui è stato sottratto il diritto di avere una mamma e un papà? Che funzione hanno le case famiglia? Questi solo alcuni spunti di riflessione emersi durante l’incontro di formazione per giornalisti che si è svolto lo scorso 2 marzo presso la sede della redazione di Punto Famiglia.

Si è tenuto sabato 2 marzo, nella Cittadella don Enrico Smaldone in Angri (SA), l’appuntamento per la formazione dei giornalisti organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Campania, Assostampa Campania Valle del Sarno, Movimento unitario giornalisti e Punto Famiglia, quotidiano online di tematiche familiari.

Al centro della riflessione “L’informazione e il diritto dei bambini di crescere in famiglia”. Sul palco un susseguirsi di eccellenze dal mondo del no profit e da quello del giornalismo professionistico, il tutto moderato da Giovanna Abbagnara, direttore responsabile di Punto Famiglia che ha dichiarato “Desideravo da tempo suggerire ai miei colleghi giornalisti un momento di riflessione sull’accoglienza familiare e in modo particolare sui minori accolti nelle case famiglia a conduzione familiare. C’è molto bene da far emergere e attraverso le nostre penne abbiamo il dovere di comunicarlo”.

Dopo i saluti appassionati di Salvatore Campitiello, presidente dell’Assostampa, la parola a don Silvio Longobardi, fondatore di Progetto Famiglia, una Onlus da anni impegnata a garantire i diritti dei più piccoli. “Per aprire le porte della propria casa a chi non è ha una, devi necessariamente aprire le porte del cuore”, ha detto il sacerdote nel suo intervento appassionato “una carità vissuta e concreta non può non fare cultura”. Gli fa eco la relazione di Marco Giordano, sposo, padre e presidente della Federazione Progetto Famiglia che, attraverso numeri e statistiche, permette ai giornalisti presenti in sala di avere maggiore chiarezza delle criticità di un sistema che non riesce a far fronte alle esigenze dei minori in situazione di disagio.

 

Ed è proprio di questi bisogni di cui sono privati molti bambini che parla Giovanni Tagliaferri, pedagogista e psicologo, segretario nazionale del CNCM (Coordinamento Nazionale Comunità per Minori). “Viviamo cercando un nemico a cui dare la colpa. Molti anni fa eravamo noi del Sud Italia, poi lo sono stati i Rom. Negli ultimi anni i nemici per eccellenza sono i migranti. In questa caccia, anche le case famiglia si sono ritrovate coinvolte e spesso si è sentito di organizzazioni che si occupavano di traffici loschi sui bambini. Io sono preoccupato perché i casi di cronaca, da Cardito a Caivano, ci insegnano che spesso i servizi sociali da soli non bastano a sostenere il disagio di molte famiglie e che le carenze economiche non permettono di affrontare il problema eliminandolo alle radici. I bambini hanno bisogno di figure che li accolgano, che diano loro sostegno, che stiano con loro”.

Da qui l’epilogo affidato alle parole di Luciano Moia, caporedattore di Avvenire e Noi Famiglia&Vita che partendo dal caso concreto ha illustrato un modo di fare giornalismo serio, onesto e limpido che non cerca lo scoop e non costruisce processi, ma racconta i fatti documentati, verificati e certificati. “La Chiesa ha da sempre sottolineato l’importanza di un gesto di accoglienza di solidarietà come affido e adozione, lo sottolinea bene anche il Papa in Amoris laetitia. Se guardiamo nel dettaglio l’80% delle case famiglia presenti sul territorio provengono da congregazioni e associazioni di radici cristiane. Per noi giornalisti è facile sollevare lo scandalo, ma io voglio credere che ci sono e ci saranno per sempre giornalisti che scrivono per fare del bene”.

Il tema ha ricevuto anche un volto attraverso la testimonianza di Giovanna e Tonino Ciniglio, sposi e genitori di cinque figlie, che nella loro lunga esperienza hanno accolto ben 58 bambini nella casa famiglia Oasi Nazaret. Significative le parole con cui Tonino conclude i lavori: “Non siamo una casa famiglia ma una famiglia che fa casa”.




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