Gandolfini

“Appendiamo Gandolfini”: la morte della democrazia

di Ida Giangrande

Uno striscione lancia minacce a Massimo Gandolfini in pieno stile medioevale. Forse qualcuno dimentica che siamo nell’anno domini 2019 e che la democrazia era stata una conquista eroica prima che qualcuno la uccidesse.

“Appendiamo Gandolfini” così recita uno striscione apparso a Firenze in occasione di un incontro dal titolo Ripartiamo dalla famiglia e dalla vita a cui aveva partecipato Massimo Gandolfini, leader del Family Day. Per la precisione c’era scritto così: “Contro la violenza di genere e confini, abbattiamo il patriarcato e appendiamo Gandolfini”. Una settimana intensa per il medico, che anche a Castenedolo qualche giorno fa era stato contestato durante un convegno dagli attivisti pro Lgbt. Non si sono fatte attendere, come prevedibile, le reazioni politiche e i cenni di solidarietà a Gandolfini ma l’episodio è di una gravità inaudita e merita una seria riflessione.

Massimo Gandolfini è conosciuto per la sua battaglia contro la diffusione delle teorie gender. Non è il primo attacco che subisce, vogliamo sperare che sia l’ultimo, ma personalmente non credo proprio. Perché? Il problema non è Gandolfini o no, è che non esiste più democrazia per chi non è d’accordo con il mainstream del pensiero dominante. In altri termini se non abbiamo le stesse idee di qualche gotha di turno, siamo da “appendere”.

Ora, a parte le reazioni politiche, molte anche deprecabili dato che non si fa altro che aggiungere insulti ad insulti. E a parte anche le diversità di pensiero e di opinione, quello che fa sconvolge è che non si è più liberi di esprimere le proprie idee in maniera pacifica, mettendo al centro il bene comune. Dopo secoli di storia, di lotte civili, si riesuma dal Medioevo il termine “appendere” con una facilità inumana.

Beninteso, se al posto di Gandolfini ci fosse stato qualsiasi altro, quello striscione sarebbe stato comunque un’offesa alla democrazia. E in tutto questo marasma di idee in lotta, in cui tutto è opinabile, mi domando: se fosse stato il contrario? Se quel tipo di minaccia fosse stata rivolta a qualche sostenitore delle teorie gender? Sarebbe scoppiato un caso mediatico, se ne sarebbe parlato per giorni e giorni nei principali talk show e sarebbe partita una spietata caccia alle streghe che alla fine avrebbe portato sul rogo, passatemi il termine desueto, sempre i cattolici intransigenti, moralisti e obsoleti.

Il dramma nel dramma? In quell’incontro Gandolfini era stato chiamato a parlare di famiglia e di vita, in un contesto sociale dove le nascite sono drammaticamente in calo e le famiglie sempre sole e abbandonate. Nessuna accusa contro nessuno. Chi è il vero discriminato se non si è più liberi di raccontare la bellezza di queste cose? Se anche solo parlare di vita nascente e di famiglia, rappresenta un’offesa per qualcun altro, dov’è finita la democrazia?




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