
Impossibile evitare il deserto
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,1-13)
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Il commento
“Si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto” (4,1). Impossibile evitare il deserto. Ci siamo dentro. Ma possiamo evitare che il deserto diventi un inferno. Possiamo leggere in questa prospettiva le tre tentazioni. La prima condizione è quella di non perdere mai la fiducia in Dio. È questa in fondo la prima tentazione: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane” (4,3). Sembra un buon suggerimento, in realtà si tratta di una subdola seduzione. È come se il maligno dicesse: “Dio ti ha lasciato solo, perciò datti da fare”. Gesù si sottrae alla tentazione ricordando la Scrittura: “Non di solo pane vivrà l’uomo” (4,4). Se manca il pane che sfama il corpo, vuol dire che Dio vuole donare un altro pane. Lui sa meglio di noi quello che ci occorre. Quante persone, avendo perso la fiducia in Dio, sono pronte a fare carte false pur di avere ciò che desiderano. Il vero discepolo desidera vivere ogni cosa in compagnia di Dio. La seconda condizione è quella di non dare troppa importanza a se stessi. Il tentatore mostra tutti i regni della terra e afferma di poterli dare a chi vuole: “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio” (4.6). Il potere affascina, coinvolge, trascina. È una tentazione scritta nel nostro Dna. Abbiamo l’impressione di poter dominare la nostra vita e quella degli altri. In realtà ne siamo dominati. Il maligno, infatti, concede il potere solo a quelli che si prostrano dinanzi a lui (4,7). Gesù è agli antipodi di questa concezione, si presenta come il servo che vive nella più radicale obbedienza al Padre e chiede ai discepoli di fare altrettanto. Per questo risponde: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai” (4,8). La terza condizione è quella di non mettere Dio alla prova. Il maligno invita Gesù a compiere gesti spettacolari, nell’illusoria certezza che Dio ha il dovere di non farci mancare il suo sostegno (4, 9-10). Contare sulla paternità di Dio non significa pretendere di avere un Dio a nostra disposizione. Oggi chiediamo la grazia di camminare umilmente nelle vie che Dio ha tracciato per noi, anche su quelle oscure della croce.
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