11 marzo 2019

11 Marzo 2019

A partire dal giorno ultimo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Il commento

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui” (25,31). Un brano assai conosciuto e tante volte citato perché richiama la carità fraterna come un passaggio essenziale dell’esperienza di fede. È una pagina che punge come una spina nella carne. All’inizio del terzo millennio, in quel documento che possiamo considerare una sorta di vademecum spirituale, Giovanni Paolo II scriveva: “Su questa pagina, non meno che sul versante dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo” (Novo millennio ineunte, 50). L’insegnamento sulla carità è inequivocabile ma io invito a soffermarvi sulle prime parole che non rappresentano solo una cornice introduttiva ma offrono un preciso contenuto. La scena del giudizio, infatti, dà una impronta drammatica all’esistenza, ricorda che nelle scelte quotidiane si decide il nostro destino eterno, la semplicità delle opere richieste svela la drammaticità nascosta nelle pieghe della vita. Questa pagina, infatti, contiene un paradosso: da una parte invita a guardare verso il termine ultimo della storia, “quando il Figlio dell’uomo verrà nella gloria” (25,31); e dall’altra ricorda che egli viene nell’oggi, si rende presente nei fratelli più piccoli (25,40). La rivelazione finale è come preceduta nel presente.

Gesù chiede ai discepoli di leggere l’oggi a partire dalla fine. Un invito quanto mai necessario perché l’eternità non appartiene più alle cose che l’uomo cerca e spera. Se perdiamo questo sguardo, che conduce oltre la storia, non possiamo neppure dare sapore ai giorni della cronaca. Solo chi guarda verso la fine della vita, può comprendere il fine della vita. La coscienza della destinazione ultima ci aiuta a vivere il presente. Se non sappiamo che cosa ci attende – anzi se nulla attendiamo – tutto diventa arbitrario. In questo caso l’unica vera preoccupazione è quella di rendere piacevole questa vita. Il Vangelo non propone una fuga illusoria ma inchioda l’uomo alle sue responsabilità. Non una fuga in avanti, ci potrà salvare, ma un maggiore radicamento nella storia dell’oggi. È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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