12 marzo 2019

12 Marzo 2019

Contro ogni paura

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Il commento

Voi dunque pregate così” (6,9). Nel Vangelo di Matteo questa formula orante viene inserita nel contesto di un insegnamento più ampio sulla preghiera. Gesù non vuole semplicemente insegnare una formula ma consegnare ai discepoli una parola che illumina e orienta la ricerca di Dio. Non si limita a dirci con quali parole possiamo rivolgerci a Dio ma ci introduce nel mistero stesso di Dio. In questo testo possiamo trovare la sintesi di ogni altra preghiera, come scrive Sant’Agostino: “Tutte le altre formule destinate o a suscitare o ad intensificare il fervore interiore, non contengono nulla che non si trovi già nella preghiera del Signore”. E aggiunge che nel Pater noi troviamo “non solo le disposizioni con le quali pregare, ma anche le cose che dobbiamo chiedere”. Il Padre nostro è la “sintesi di tutto il Vangelo”, dice Tertulliano (La preghiera, 1). Il Pater non è solo una formula da recitare ma racchiude il valore e il significato della preghiera.

Attraverso il Pater impariamo a comprendere che il rapporto tra Dio e l’uomo non è basato sulla sottomissione ma sulla figliolanza, non sulla distanza ma sulla vicinanza. Gesù ci insegna a stare dinanzi a Dio come figli amati. Per questo, fin dai primi secoli è stata considerata la preghiera riservata ai battezzati, come una sorta di “distintivo di appartenenza”. Il Padre nostro rimanda a quella nuova e straordinaria dignità che abbiamo ricevuto mediante il battesimo (Gv 1,12). Il nostro essere figli non va inteso solo in senso simbolico: noi siamo realmente partecipi della vita divina. San Cirillo annuncia ai neofiti che sono divenuti con-corporei e con-sanguinei di Cristo. La liturgia ricorda che è audace invocare Dio con il dolce nome di Padre; ma chi vive quest’esperienza, chi si sente davvero figlio, diventa audace, vince ogni paura e s’incammina con passo svelto nei sentieri della vita. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31). Oggi chiediamo la grazia di custodire con amore geloso la coscienza di essere figli eternamente amati.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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