13 marzo 2019

13 Marzo 2019

Chiusi alla luce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Il commento

Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire” (11,29). La cornice sembra favorevole, la gente che accorre per ascoltare il Rabbi o forse per assistere ad uno dei suoi prodigi. Gesù non legge le statistiche né si lascia ingannare dalle apparenze, anzi quando vede la folla inizia a preoccuparsi. Forse per questo le parole che pronuncia sono insolitamente severe, diverse da quelle che noi ci aspetteremmo, sono parole che non hanno il timbro della gentilezza. In altre pagine del terzo Vangelo Gesù è presentato come l’icona della misericordia del Padre, qui invece appare come un profeta che denuncia l’ostinata chiusura di un popolo che non sa riconoscere i segni di Dio. La misericordia s’intreccia sempre con la verità, la doverosa compassione non può chiudere gli occhi sull’iniquità. Il giudizio di Gesù sembra fin troppo severo perché chiama in causa tutti senza peraltro specificare qual è la malvagità che viene condannata. In realtà è proprio questo il cuore della denuncia: in apparenza è un popolo credente che celebra il culto ma nei fatti si chiude alla grazia che Dio vuole donare. La malvagità non consiste tanto nel pensare o nel fare il male, ma nell’essere sostanzialmente chiusi alla luce di Dio. E tuttavia, anche in questo caso la parola di Gesù non è una pietra tombale ma un annuncio di gioia. A tutti coloro che lo ascoltano, Gesù ricorda che nella sua persona l’antica promessa giunge a compimento: “qui vi è uno più grande di Salomone […] qui vi è uno più grande di Giona” (11, 31.32). La Legge e la profezia sono i due grandi pilastri della rivelazione antica. Gesù è dunque la pienezza. Chi lo rifiuta, anche se non se ne rende conto, di fatto congela la storia della salvezza. Noi invece sappiamo che tutto si compie in Lui e per mezzo di Lui. Non basta dirlo a parole, altrimenti cadiamo nell’ipocrisia. Se siamo davvero convinti che Gesù è “più di…” qualunque altro personaggio della storia, allora non cerchiamo altri segni, impegniamoci ad essere noi stessi l’umile segno di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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