21 marzo 2019

21 Marzo 2019

Siamo legati

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,19-31)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma. Ma Abramo rispose: Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi. E quello replicò: Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui replicò: No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti».

Il commento

C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo” (16,19). La parabola ripropone un tema che troviamo frequentemente nel terzo Vangelo: le ricchezze rappresentano oggettivamente un pericolo perché chiudono gli occhi e il cuore: non vediamo più quelli che soffrono attorno a noi e non abbiamo più la forza di intervenire. Le ricchezze producono una sensazione di sazietà a tal punto che non sappiamo più guardare al di là di noi stessi. La parabola presenta due uomini che si trovano su rive opposte della società: da una parte un uomo ricco, che veste e mangia in modo raffinato, un uomo senza volto e senza nome, un uomo privo di identità. Di fronte a lui appare l’immagine di un uomo povero, apparentemente privo di tutto, in realtà ha un volto e un nome, ha un’identità e una dignità. Tra questi due uomini dovrebbe esserci un legame perché sono figli dello stesso Padre, appartengono alla stessa famiglia umana, vivono nello stesso luogo. Il racconto evangelico, invece, registra una radicale sproporzione e una totale separazione. Il ricco non degna di uno sguardo il povero Lazzaro, seduto alla porta della sua casa. In apparenza  non compie nulla di male né possiamo accusarlo di essere la causa immediata della sua condizione miserevole. L’evangelista evidentemente vuole condannare l’indifferenza di chi vive chiuso nel suo benessere. Non è un peccato avere ricchezze ma è certamente un peccato non condividere i propri beni per sostenere chi vive un disagio o manca di ciò che è essenziale. L’indifferenza rinnega la dignità dell’uomo e calpesta la fraternità. Non è facile definire a priori come vivere e consolidare il legame di solidarietà. Non possiamo intervenire sempre e comunque né possiamo risolvere i problemi di tutti. Ma possiamo evitare di chiudere gli occhi e impegnarci a verificare, di volta in volta, se e come rispondere alle molteplici necessità dei fratelli che incontriamo lungo il cammino della vita. La carità è certamente scomoda ma è anche essenziale se vogliamo custodire la nostra e l’altrui dignità.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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