
La tavola dei peccatori
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Il commento
“O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano” (18,11). La preghiera del fariseo è condita di disprezzo per quelli che egli considera peccatori incalliti. Invece di abbattere il muro dell’egoismo, questa preghiera innalza il muro dell’orgoglio, fa crescere la pianta del giudizio, fa sentire quest’uomo più bravo degli altri. Una preghiera come questa è un’evidente contraffazione. Quant’è diversa la preghiera di Teresa di Lisieux. Vive in un tempo segnato da un crescente anticlericalismo che mette a rischio anche i monasteri. Lei percepisce in fondo all’anima il male compiuto da quanti lottano contro Dio, eppure il suo sguardo è sempre carico di benevolenza e di misericordia. Nel terzo manoscritto lei prega così: “Signore, tua figlia l’ha capita la tua luce divina, ti chiede perdono per i suoi fratelli, accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore e non vuole affatto alzarsi da questa tavola piena di amarezza alla quale mangiano i poveri peccatori prima del giorno che hai stabilito… Così ella può dire a nome suo, a nome dei suoi fratelli: Abbi pietà di noi Signore, perché siamo poveri peccatori! … Oh! Signore, rimandaci giustificati… Che tutti coloro che non sono affatto illuminati dalla luminosa fiaccola della Fede la vedano finalmente brillare…” (Ms C 6r). Non solo prega per i peccatori, non solo chiama fratelli quelli che in realtà sono nemici della fede, perché offendono Dio, ma si sente chiamata a stare alla loro stessa tavola e a pregare a nome di ciascuno di loro.
“Abbi pietà di noi”, scrive Teresa, ella prega a nome di coloro che non invocheranno il perdono perché non credono in Dio. Quello che accade al termine della vita di Teresa è il compimento di una carriera iniziata adottando come figlio un criminale condannato a morte. La giovane carmelitana crede talmente nella misericordia di Dio da invocare la salvezza per tutti. La preghiera apre il cuore e genera una speranza che scaturisce dalla certezza che Dio è sorgente inesauribile di vita e di amore. Oggi chiediamo la grazia di camminare su questa stessa via.
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