2 aprile 2019

2 Aprile 2019

La speranza, soffio di vita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Il commento

Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato” (5,5). Al centro della scena un paralitico, un uomo destinato a vivere nella più totale emarginazione. E tuttavia, non appare ancora rassegnato, il fatto stesso di trovarsi alla piscina di Betzatà – la cui acqua secondo la tradizione aveva un potere taumaturgico – significa che attende e spera. Considerando i lunghi anni della malattia, dobbiamo riconoscere che questa speranza rasenta l’impossibile. E tuttavia, se venisse a mancare anche la speranza, la vita diventerebbe davvero un inferno, una prigione a cielo aperto. È la speranza che comunica ogni giorno quel soffio di vita che dona il coraggio di ricominciare a “sognare impossibili itinerari”, come scriveva David Maria Turoldo. Finché c’è speranza, c’è vita! Quanto più forte è la speranza, tanto più possiamo riempire di vita i nostri giorni, possiamo mettere in cantiere progetti, accettare sacrifici e rinunce, dare credito alla realtà, nonostante le molteplici delusioni ricevute. Senza speranza diventeremmo prigionieri di un presente che non ha più futuro. Nonostante tutto, quest’uomo conserva ancora la speranza, anche se con i passare degli anni diviene sempre più fragile, come appare nella risposta che egli dà a Gesù: “non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita” (5,7).

Leggiamo questo Vangelo nei giorni che ci preparano alla Pasqua. La conversione richiede una coscienza più acuta del peccato che abita in noi ma anche una più grande fiducia nella potenza di Dio che può liberarci dal male e condurci oltre le secche delle nostre fragilità. Se venisse a mancare questa speranza, la conversione resterebbe una parola vuota, un semplice paravento per nascondere la rassegnazione. L’uomo del Vangelo non conosce Gesù, per questo non può chiedergli neppure di essere guarito. Noi invece sappiamo chi è Gesù, in qualche momento della vita abbiamo già sperimentato la forza della sua Parola. Oggi chiediamo la grazia di vivere questa manciata di giorni che si separano dalla Pasqua con un impegno ancora più serio di conversione per giungere a quella pienezza che Dio ha promesso.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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