6 aprile 2019

6 Aprile 2019

Inevitabile dissenso

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Il commento

Tra la gente nacque un dissenso [schísmariguardo a lui” (7, 43). La parola di Gesù affascina e scuote, suscita interrogativi e perplessità. Non tutti sono d’accordo. L’evangelista sottolinea il dissenso: il vocabolo greco schísma, da cui deriva il nostro scisma, non indica soltanto una diversità di opinioni ma significa anche divisionestrappolotta. Un’immagine eloquente. Sarebbe bello se la parola di Gesù trovasse sempre e ovunque accoglienza, sarebbe bello se la parola della Chiesa – quella parola che custodisce la verità dell’uomo e difende i più deboli – incontrasse sempre piena disponibilità. E invece… dobbiamo constatare che esiste un dissenso che diventa  opposizione e rifiuto. Il Vangelo ci ricorda che c’è una divisione che non si può evitare. Il brano di oggi è ambientato nel tempio di Gerusalemme, in quello stesso luogo anni prima, il vecchio Simeone aveva presentato Gesù come “segno di contraddizione” (Lc 2, 34). Possiamo e dobbiamo sempre sperare che la Parola trovi unanime accoglienza; ma dobbiamo prepararci a sopportare contrasti e persecuzioni. Il male resiste pervicacemente e ostinatamente. La Chiesa non vuole alimentare polemiche ma non può neppure evitarle a tutti costi. La Parola che la Chiesa proclama viene da Dio e corrisponde alle più profonde attese dell’uomo ma, sempre più spesso, le preoccupazioni terrene chiudono l’uomo in un orizzonte in cui non c’è posto per Dio. La Chiesa non deve però sminuire il suo annuncio: dobbiamo parlare dell’eternità anche se l’uomo di oggi fatica ad andare oltre le cose terrene; dobbiamo parlare del perdono anche se sappiamo che questa strada appare talvolta impraticabile; dobbiamo chiedere una carità eroica anche se sperimentiamo la fatica di vivere i gesti quotidiani. In un’epoca in cui l’indifferenza rischia di prevalere, dobbiamo avere il coraggio di essere differenti. Poveri quei cristiani che, per evitare polemiche, diventano anonimi e insipidi. Il dovere di proclamare ad alta voce la verità del Vangelo c’impegna ad accoglierla con sincerità di cuore perché la testimonianza personale resta la prima parola da donare a tutti. Quella più convincente.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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