12 aprile 2019

12 Aprile 2019

Non chiudere mai la porta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,31-42)
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Il commento

Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano” (10,40). La conclusione di questo brano offre una scena imprevista e carica di provocazioni. Gesù si allontana dal Tempio, lascia la Città Santa per rifugiarsi in un luogo più sicuro. Non è una fuga, il Rabbì sente il bisogno di riprendere fiato dopo le discussioni estenuanti e infruttuose con i rappresentanti dell’autorità religiosa. Si reca nel luogo dove Giovanni battezzava e dove lui stesso aveva ricevuto il mandato missionario. Un luogo familiare. Non può restare solo, l’evangelista annota che “molti andarono da lui” (10,41) e riconoscevano che i segni da Lui compiuti confermavano la parola del Battista che lo aveva indicato come il Messia. Non è una visita di cortesia ma la manifestazione di una fede sincera: “in quel luogo molti credettero in lui” (10.42). Le parole conclusive mettono in luce un contrasto evidente. Nel Tempio di Gerusalemme Gesù viene aspramente contestato da quanti credono di essere i più qualificati rappresentanti di Dio, le sue parole non riescono a scalfire la coscienza di quelli che lo accusano di essere un impostore. In questo luogo, invece, che si trova lontano dalla Città Santa, la gente semplice e povera lo accoglie e lo riconosce come l’Inviato di Dio. Due modi diversi di leggere gli stessi eventi: l’uno conduce al rifiuto di Dio; l’altro permette di aprire le porte a Colui che “viene nel nome del Signore” (Lc 19,38). Questo contrasto non appartiene solo alla storia passata ma è una provocazione che rischiara il nostro presente. Dobbiamo essere sempre vigilanti, Gesù avverte: “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31). Chi pensa di aver capito e di aver già risposto, rischia di chiudere le porte a Dio. Chi invece accoglie sempre nuovamente la Parola e si lascia mettere in crisi, sperimenterà una grazia ancora più abbondante. E chi accoglie con cuore sincero quella luce che ha sempre rifiutato, riceverà la veste della gioia e potrà fare di questa Pasqua l’inizio della grande avventura. Un ammonimento e un appello sempre valido all’inizio della settimana santa.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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