18 aprile 2019

18 Aprile 2019

La firma autenticata

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Il commento

Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (13,1). Con questa solenne introduzione Giovanni annuncia che gli eventi della passione non rappresentano la vittoria dell’ingiustizia ma l’espressione luminosa dell’amore fedele di Dio. La liturgia In Coena Domini è la porta d’ingresso del Triduo pasquale, entriamo nel grande mistero della Pasqua, nel suo triplice e complementare movimento di morte, sepoltura e resurrezione. Siamo ancora sulla soglia. L’antico e il nuovo si toccano in questo fragile presente in cui già dimora l’eternità. Oggi siamo come Mosè quando si trovò dinanzi al roveto, avviciniamoci con trepidazione e con la certezza che Dio si rivela, ha qualcosa di bello e di grande da dire a tutti e a ciascuno di noi. Il giovedì santo è il giorno eucaristico e tuttavia la Chiesa ha scelto di proclamare nella liturgia la pagina di Giovanni che non fa riferimento alla cena pasquale ma ad un altro momento di convivialità, avvenuto in prossimità della Pasqua (13,1). Gesù si trova solo con i Dodici e consegna loro una parola che riassume la sua vita e la sua missione. Lo fa attraverso un gesto che impressiona tutti: “cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano” (13,5). Si pone dinanzi a loro come un servo, l’ultimo di tutti. Dopo averlo insegnato, ora dà la sua personale testimonianza. Possiamo immaginare lo sguardo attonito dei discepoli. Essi avevano imparato a conoscere Gesù come un Maestro che li trattava come amici. Ma quella sera ricevono una testimonianza assolutamente impensabile. Mai avrebbero immaginato che quell’uomo, in cui essi riconoscevano l’Inviato di Dio, potesse lavare i piedi, come il più umile dei servi. I discepoli hanno un timore reverenziale per Gesù, quella sera sono più che sconcertati, non riescono a comprendere perché si comporta così. Avrebbero voglia di fermarlo. Ma non possono farlo. In fondo è sempre lui il Maestro. Ed è proprio come Maestro che firma il suo testamento: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri” (13,14). Una sorta di griffe che permette di identificare i veri discepoli dalle numerose contraffazioni.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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