Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

24 aprile 2019

24 Aprile 2019

In-scoraggiabili

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Il commento

Noi speravamo […] con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute” (24,21). Queste parole svelano il motivo che spinge i due discepoli ad abbandonare la comunità e a lasciare Gerusalemme. La croce era per loro la fine di ogni sogno. Fino all’ultimo avevano sperato ma alla fine erano stati costretti ad arrendersi all’evidenza. Il giorno dopo il sabato si mettono in cammino. Non prima di aver sentito le notizie circa il sepolcro vuoto, le donne raccontano anche di aver avuto una “visione di angeli i quali affermano che egli è vivo” (24,23). Troppo bello per essere vero! Se ne vanno ugualmente con la morte negli occhi e nel cuore. Non avevano ancora la luce per capire che la croce non era il triste punto di arrivo ma l’inizio della grande avventura. E tuttavia, avrebbero potuto attendere, ricordando le parole misteriose che Gesù aveva consegnato ai discepoli (Lc 24, 6-7). E invece decidono di chiudere frettolosamente quel capitolo. Forse hanno paura di patire una nuova e più grande delusione. È l’errore più comune ed è quello che in fondo ci sembra più ragionevole.

Anche noi ci scoraggiamo facilmente quando incontriamo difficoltà che sono – o sembrano – più grandi delle nostre forze o quando abbiamo fretta di vedere i frutti del nostro impegno; o quando ci sembra che la meta sia troppo lontana. “Non sono sempre fedele, ma non mi scoraggio mai”: così scrive Teresa di Lisieux alla sorella Celina (LT 143, 18 luglio 1893). Ha imparato dai genitori. Nella vita dei santi Luigi e Zelia, infatti, non mancano le prove e le amarezze ma tutto questo non genera mai sentimenti di ribellione, sfiducia o di angoscia. Sono sostenuti da una speranza tenace nella Provvidenza di Dio. Per questo sono in-scoraggiabili, non danno spazio alla lamentazione o alla rassegnazione. Chi vive con fede non fatica a scorgere anche nella croce i bagliori della luce. Oggi chiediamo la grazia di restare aggrappati alla divina volontà anche quando l’orizzonte si offusca.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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