
Senza chiedere sconti
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,9-15)
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Il commento
“Udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero” (9,11). La reazione degli apostoli – gli amici più intimi di Gesù, quelli che erano stati con Lui – è l’icona più efficace di quella fragilità che accompagna la storia della comunità ecclesiale. Anche noi facciamo fatica ad accogliere l’annuncio della Pasqua. Se davvero Cristo è risorto, non c’è più spazio per il pianto, la rassegnazione non ha più diritto di cittadinanza. Se Cristo è risorto anche nei momenti più oscuri, non perdiamo la fiducia. Nella terza apparizione è Gesù stesso che si presenta agli Undici e li rimprovera aspramente (16,14). Anche noi meritiamo questo ammonimento perché tante volte siamo stati tiepidi e paurosi, non abbiamo accettato la sfida della fede, abbiamo fatto prevalere i nostri calcoli e nostri dubbi. Ci siamo nascosti dietro il paravento dell’umiltà per non dover ammettere una sostanziale mancanza di fiducia. Quante volte ci siamo ritirati in buon ordine pensando di non essere capaci. Ci siamo arresi prima ancora di combattere. In realtà, non abbiamo avuto abbastanza fede in Dio, non abbiamo creduto che il Risorto dona la vita in abbondanza (Gv 10,10) e ci rende capaci di fare quello che non potremmo mai realizzare con le nostre forze. Meritiamo dunque il rimprovero di Gesù. Ma nello stesso momento in cui manifesta la sua disapprovazione, Gesù consegna ai discepoli un nuovo mandato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (16,15). Lui non ha perso fiducia in noi. Nel tempo della Pasqua Gesù ci raggiunge, entra nella stanza della nostra incredulità e ci invita ad abbattere i muri della rassegnazione. C’è una storia da costruire. Nessuno deve tirarsi indietro. Se davvero crediamo che il destino dell’umanità dipende dal Vangelo, se crediamo che solo il Signore può colmare di vita i nostri giorni, come possiamo restare fermi, bloccati dalla nostre paure? Oggi chiediamo il coraggio di partecipare alla storia di salvezza, facendo quella parte che Dio ci ha affidato. Senza chiedere sconti e senza badare a spese.
Nessun commento per “Senza chiedere sconti”