
Il passaggio obbligato
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,7-15)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Il commento
“Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto” (3,7). Il colloquio tra Gesù e Nicodemo offre una parola che, a buon diritto, possiamo ritenere come la porta d’ingresso dell’esperienza di fede: “dovete nascere dall’alto”. Non mi sembra la traduzione più adatta perché quel “dovete” fa pensare ad un comando, in greco invece abbiamo il verbo deî che significa: “è necessario”; e fa riferimento ad un passaggio obbligato della storia salvifica. D’altra parte non può essere un comando perché l’uomo non è in grado di rinascere con le proprie forze. Nella vita pubblica, come in quella ecclesiale, non poche volte risuona l’esortazione ad attuare un sostanziale cambio di mentalità, come se la coscienza etica fosse sufficiente per modificare il proprio stile di vita. Non è così! Sganciata dalla fede, l’etica diventa una pia illusione. Gesù chiede altro e chiede di più rispetto a quello che pensiamo di saper o poter fare. Rinascere dall’alto significa che il punto di partenza del rinnovamento personale e sociale non deve essere cercato nella capacità dell’uomo ma nella potenza di Dio. Non basta la buona volontà e neppure l’intelligenza. Il Vangelo si oppone con fermezza a quella coscienza prometeica che accompagna ogni stagione della storia e sembra particolarmente presente nella nostra epoca. Il Vangelo riconosce e annuncia la straordinaria dignità dell’uomo ma, al tempo stesso, ricorda che tutto viene da Dio e tutto si realizza grazie a Lui. È questo il passaggio obbligato. Nel primo manoscritto, Teresa di Lisieux confessa: “ho riconosciuto ben presto che più si va avanti in questo cammino, più ci si crede lontani dalla meta, perciò ora mi rassegno a vedermi sempre imperfetta e trovo in ciò la mia gioia” (Ms A 74r). La pace del cuore non deriva dall’aver raggiunto la perfezione ma dall’aver scoperto la misericordia. Non ci scoraggiamo quando scopriamo i nostri limiti o quando gli altri si accorgono della nostra debolezza. Al contrario, impariamo a ripartire subito con quella grazia che solo Dio può donare. È questa la grazia che oggi chiediamo.
Nessun commento per “Il passaggio obbligato”