Manduria

Manduria: cercare il colpevole? Sì, ma dove?

di Ida Giangrande

Un 60enne pensionato, solo e ammalato, è morto dopo svariati pestaggi. Via con la caccia alle streghe e le solite polemiche, ma in definitiva Manduria ci insegna che il cuore dell’uomo ha perso l’uomo.

Ciò che è accaduto ormai lo sappiamo tutti. La triste sequenza di violenze e aberrazioni perpetrate ai danni di un 60enne di Manduria per la precisione Antonio Stano, morto il 23 aprile dopo aver subito una serie di aggressioni da gruppi di giovani, è stata rimandata per giorni e senza sosta.

Dopo la sua morte, si apre l’inchiesta, spuntano i video, qualcuno non regge e rompe il muro di omertà. “Tra quelli c’è anche il mio fidanzato” accusa una ragazzina di 16 anni riferendosi a uno dei video che siamo stati costretti a vedere fino alla nausea. Gli aggressori? Otto giovanissimi fermati con le accuse di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravato: sei minorenni e due ragazzi di 19 e 23 anni. Otto giovani forse emulatori, loro malgrado, di una società che ha fatto della violenza un linguaggio con cui esprimere dolore, disagio. Indicativo il nome che si sono dati questi ragazzini sui social: “La compagnia degli orfanelli”. Orfanelli, sono coloro che non hanno nessuno, né padre, né madre, né patria. Orfani sono minori soli. Perché darsi questo appellativo? Non vi sembra questo l’urlo di disperazione di adolescenti allo sbaraglio?

“Come lo avete combinato il pazzo?” scrive un ragazzino su Whatsapp ridendosela su uno dei video dell’orrore, che mostrano una vittima indifesa, terrorizzata e totalmente incapace di difendersi. Una vittima conosciuta in Paese per i suoi problemi psichici. In uno dei video si sente chiaramente il povero Antonio che urla: “Sono solo, sono solo” e chiede a gran voce e ripetutamente “aiuto, aiuto” invocando l’intervento di polizia, finanza e carabinieri mentre gli aggressori lo deridono, lo offendono e gli sputano addosso.

E come sempre accade in casi come questo è partita la caccia alle streghe. Qualcuno accusa di omertà vicini e parenti, qualcun altro invece accusa le forze dell’ordine, lo Stato. Insomma vogliamo un colpevole, lo vogliamo a tutti i costi ma il colpevole è solo uno? E soprattutto dove va cercato? Nelle persone, nelle responsabilità civili e penali o nella cultura dominante che educa tutti e ciascuno a vivere e a morire solo per sé stessi? Una cultura che ci sta insegnando che al mondo ci sono vite di prima serie e altre che non hanno valore, che possono essere buttate via, maltrattate, calpestate e finanche uccise?

Un ultimo pensiero, permettetemi, lo voglio dedicare a lui, il signor Stano. Grazie Antonio, vittima innocente dell’egoismo e di una innaturale sete di violenza e di prevaricazione. Lo so è poco, ma sento il bisogno di chiedere scusa a te e a quelli come te. Il tuo sacrificio ci ha insegnato che il cuore dell’uomo ha semplicemente perso l’uomo e spero che non sia stato vano.

 




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