
La pianticella della gratitudine
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Il commento
“Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?” (6,30). Se Gesù fosse uno sconosciuto, questa domanda avrebbe un senso, anzi sarebbe doverosa perché non possiamo dare credito alle parole di uno che si autoproclama maestro. Ma la domanda della folla segue il miracolo dei pani, quello che ha suscitato un grande entusiasmo popolare e ha fatto intravedere Gesù come il Messia. Nonostante tutto quello che hanno visto e udito, la gente pretende di vedere altri segni. In fondo, è quello che accade anche a noi. Se leggiamo con cuore libero da pregiudizi il cammino della storia, non è difficile scoprire i molteplici segni della fede, opere che hanno chiaramente l’impronta di Dio. Lo stesso accade se ripercorriamo la nostra storia personale. Parlo per me. Tante volte ho sperimentato la presenza provvidenziale di Dio. Lungo gli anni della vita ho incontrato persone che mi hanno sostenuto e incoraggiato, testimoni credibili che mi hanno mostrato la forza e la tenerezza della fede. Tante volte ho fatto esperienza di un Dio che si è chinato sulle mie ferite e mi ha ridato gioia e speranza, mi ha salvato dalla fossa ed ha aperto orizzonti nuovi. Nonostante la mia fragilità, il Signore mi ha dato la grazia di compiere opere di bene che hanno contribuito a dare luce a tanti fratelli. La lista è lunga. Dovrei semplicemente ringraziare il buon Dio per tutto il bene ricevuto. Non dovrei chiedere altro perché quello che mi ha dato è già abbastanza, assai più di quello che merito. E invece, ancora oggi, mi trovo a coniugare troppo spesso i verbi della lamentazione. Oggi chiediamo la grazia di coltivare la pianticella della gratitudine e di utilizzare più spesso la preghiera di lode. Questa preghiera, scrive Sant’Agostino, ci prepara ad entrare nella beata eternità dove tutto sarà avvolto nella gioia della lode (Commento sui salmi, 148,1). “Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre” (sal 107,1). Accogliendo questo invito, oggi preghiamo così: Signore, oggi non siamo venuti per chiedere qualcosa, ci basta sapere che Tu sei il Dio della vita e dell’amore. Con Te tutto è vestito a festa, anche la fatica. Amen.
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