
Seminare vita
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,44-51)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Il commento
“Io sono il pane della vita” (6,48). Questa limpida affermazione ci conduce nel cuore della fede. Per richiamare l’attenzione su un tema così importante e decisivo l’evangelista moltiplica le parole. Gesù presenta l’Eucaristia come “il pane che discende dal cielo” (6,50) per sottolineare la continuità ma anche il compimento rispetto alla manna che ha nutrito Israele nel deserto. Subito dopo specifica che è Lui stesso il “pane vivo disceso dal Cielo” che comunica la vita eterna (6,51). In queste parole risuona l’annuncio dell’incarnazione. L’immagine del pane rimanda alla quotidianità, non si tratta di un piatto speciale e ricercato, è il cibo che troviamo ogni giorno sulla tavola. È proprio questo cibo ordinario che diventa per noi fonte di vita. Dio si nasconde nell’ordinario. Il pane di cui parla Gesù non è qualcosa ma una Persona, è Lui stesso che si fa Pane di vita, Lui solo è capace di riempire di vita i nostri giorni. I genitori danno la vita biologica, quella che si consuma con il passare degli anni. Dio invece dà la vita eterna. I genitori danno il pane che nutre il corpo, Dio invece dona il Pane che immerge la nostra fugace esistenza in quella vita che non ha fine perché è la vita stessa di Dio. Tutto ciò che Dio tocca, diventa eterno. È questo l’annuncio che dovrebbe risuonare con più forza in una cultura che ha chiuso le porte del Cielo. Credere che Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo e credere nella sua presenza eucaristica è un tutt’uno. Teresa di Lisieux contemplava la bianca Ostia come l’umile prolungamento dell’incarnazione: “Per rapirmi il cuore, / fatto mortale tu versasti il sangue! / E tu vivi per me ancor sull’Altare” (P 23, 5). La nostra è una fede eucaristica. La formula che individua cristiani praticanti a partire dalla Messa è certamente riduttiva ma contiene un suo nucleo di verità: non si diventa cristiani senza la Messa né è possibile vivere la fede senza un’assidua partecipazione alla Messa. Colui che è Pane di vita, dona la forza di seminare vita. Oggi chiediamo la grazia di vivere e testimoniare la feconda carità che scaturisce dall’incontro eucaristico.
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