Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

16 maggio 2019

16 Maggio 2019

L’eccomi quotidiano

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,16-20)
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Il commento

Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno” (13,18). Dopo aver lavato i piedi, Gesù comanda ai discepoli di fare altrettanto (13,17). Le parole e i gesti del Maestro disegnano la cornice luminosa nella quale si muove la vita dei discepoli. È questa la via nuova e vivente. Queste parole sono cariche di speranza ma sono anche accompagnate da un’ombra che avvolge tutto di amarezza. Gesù annuncia il tradimento con la citazione del salmo (41,10). Nessuno dei presenti capì il significato di quelle parole, per loro era impossibile pensare che qualcuno del gruppo, proprio uno di quelli che mangiano alla stessa tavola, sia pronto a tradire il Maestro. Questa parola chiama in causa tutti e ciascuno di noi deve chiedere la grazia di custodire l’amore per il Signore. La fedeltà è una grazia che non esclude l’impegno e la fatica. Ricordiamo le parole di Paolo: “Per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (1Cor 15,10). La fedeltà nasce da un quotidiano e instancabile affidarsi a Colui che ci ha chiamato. Quando abbiamo accolto la chiamata e abbiamo detto il nostro sì, ci siamo messi nelle mani Dio. È Lui che ha dato forma alla nostra esistenza. Rinnovare il nostro eccomi vuol dire lasciarsi plasmare dallo Spirito perché porti a compimento in noi la sua opera. Vivere la fedeltà significa rimanere aggrappati a Dio anche quando l’esistenza rimane avvolta nelle tenebre. Custodisce la fedeltà chi non cerca a tutti i costi l’originalità e s’innamora della normalità. Impariamo perciò ad essere fedeli nelle piccole cose di ogni giorno. Fedeltà non è ripetere formule ma vestire di amore la vita quotidiana. A volte si fa strada una domanda insidiosa: “Ne vale la pena? A che serve essere fedeli se nulla cambia?”. La risposta deve essere decisa: “Sì, vale sempre la pena!”. La fedeltà non si misura con il successo immediato ma con la certezza che l’obbedienza della fede fa della nostra vita un seme che porta frutti di eternità.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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